«Il governo ci snobba: i Tir bloccheranno l’Italia per sette giorni»

Uggè, presidente Fai: «Servono risorse per rilanciare il settore». La protesta partirà il 30 ottobre

Emanuela Fontana

da Roma

Basteranno tre giorni perché scatti «la paralisi del sistema produttivo». Ma lo sciopero degli autotrasportatori, se non arriveranno mosse distensive dal governo, andrà avanti per cinque giorni (dal 30 ottobre al 3 novembre) sette se si calcolano il sabato e la domenica, e non sono escluse iniziative come i «tir lumaca», le processioni di camion a passo d’uomo in autostrada, per attirare l’attenzione di un esecutivo completamente «disinteressato» alla categoria.
«Siamo di fronte a un governo - spiega Paolo Uggè (Forza Italia), presidente della Fai, federazione autotrasportatori italiani ed ex segretario ai Trasporti nel governo Berlusconi - che affronta con superficialità la ristrutturazione di un settore che è elemento fondamentale per recuperare la competitività che manca al sistema produttivo del nostro Paese».
Onorevole Uggè, come è maturata la vostra decisione?
«Prima di tutto, ma non solo per questo, per la parte economica. Sono stati destinati 520 milioni di euro per l’autotrasporto, ma li hanno collegati al Tfr e al cuneo fiscale. Questo è scorretto perché le risorse le potevano tranquillamente trovare nelle maggiori entrate della finanziaria di Tremonti, 27 miliardi di euro, ma anche perché se la norma su Tfr e cuneo dovesse essere modificata i 520 milioni di euro non ci saranno più. Era previsto anche un fondo per le imprese che vogliono crescere e passare all’attività logistica. Doveva essere rimpinguato di 50 milioni di euro all’anno, ma non ne abbiamo trovato traccia. Bisogna riconoscere che il sottosegretario Annunziata ha compreso le difficoltà e ha tentato di portare il problema nelle sedi opportune, ma non c’è stata una risposta concreta».
Ricorrerete anche a iniziative di protesta eclatanti in concomitanza con lo sciopero?
«È chiaro che per sensibilizzare l’attenzione del governo saremo pronti a organizzare i “tir lumaca”, ma speriamo che gli incontri producano risultati significativi. Leggiamo sui giornali che il viceministro Visco vuole fare la guerra a coloro che non rispettano le regole. Avevamo proposto che le imprese di autotrasporto che non sono in regola con il rispetto delle norme e dei contributi non possano usufruire delle agevolazioni per adeguare i costi delle imprese di autotrasporto in Italia a quelli europei. Noi avevamo chiesto un impegno a inserire questo concetto nella Finanziaria, ma non se ne fa cenno».
Quale altra apertura chiedete?
«Il ministro Bianchi continua a ripetere che le autostrade del mare sono un’esigenza su cui il governo è particolarmente impegnato. Ma dovrebbe sapere che c’è un decreto pronto, già autorizzato a livello comunitario, che mette a disposizione incentivi per imprese di autotrasporto che scelgono di far viaggiare le loro merci sul mare. Ci sono 240 milioni di euro stanziati. Il decreto ha avuto il via libera dal Consiglio di Stato, dopo un lungo passaggio dalla Ue, alla fine della scorsa legislatura. Stabilisce una riduzione dal 20 al 30 per cento dei costi a seconda di quanti viaggi via mare un’azienda compie ogni anno. Il ministro Bianchi, poi, ha deciso di stanziare 5 milioni all’anno per tre anni per il “piano per la mobilità”, quando il nostro “patto per la logistica”, uno studio che ha coinvolto Confindustria, Confcommercio e associazioni, era del 2004. Una persona normale partirebbe da lì per poi fare aggiustamenti.

Allora significa che si vogliono buttare via i soldi».
Cosa comporterà lo sciopero?
«Che il sistema produttivo si paralizza, il che significa un danno all’economia. Tutte le associazioni hanno aderito a questa iniziativa».

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