Il governo espelle solo la norma sull’omofobia

da Roma

Il governo ci riprova. Il consiglio dei ministri vara le nuove norme in materia di espulsione degli stranieri comunitari, dopo che il precedente provvedimento era stato costretto all’harakiri perché conteneva un errato riferimento al trattato di Amsterdam, inserito al Senato in relazione alle norme antiomofobia. Un decreto varato allora sull’onda dell’emergenza, dopo l’assassinio di Giovanna Reggiani a Roma, e che avrebbe dovuto vedere la luce in tempi brevi. Ma la mancanza di un’intesa nella maggioranza ne ha rallentato il cammino. Nessun motivo di rammarico per il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Il centrodestra ne chiede le dimissioni ma il ministro replica: «Dimettermi io? Perché? Pago per gli errori commessi da me ma in questo caso non ho sbagliato io, quando è stata inserita la norma antiomofobia ero a Bruxelles». Anche ieri proprio l’esclusione di questa norma (sostenuta dalla sinistra radicale ed invisa ai cattolici) ha innescato un aspro confronto in consiglio.
Il varo del decreto dunque non è stato indolore. Per ottenere il sì del ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, il governo ha dovuto garantire l’assegnazione di una corsia preferenziale alla riforma della Bossi -Fini sull’immigrazione, il ddl Amato-Ferrero. E non solo, anche le norme antiomofobia verranno inserite in un altro ddl sullo stalking. «Abbiamo deciso che le norme sul razzismo e l’omofobia, il decreto sicurezza e la Amato-Ferrero procederanno insieme - spiega Ferrero -. Chiediamo che a gennaio si discutano subito alla Camera».
Le nuove norme sull’espulsione sono disciplinate in due diversi provvedimenti. Un decreto legge di 5 articoli per regolare le espulsioni immediate dall’Italia anche dei cittadini comunitari «per motivi imperativi di pubblica sicurezza e di prevenzione del terrorismo». Affiancato da un decreto legislativo di 22 articoli che regolamenta tutti gli altri casi di allontanamento. Si potrà espellere gli stranieri comunitari sospettati di agevolare o organizzare attività terroristiche. Misure già contenute nel Decreto Pisanu del 2005 che era però in scadenza. Lo straniero colpito dal provvedimento di espulsione sarà trattenuto nel Centro di permanenza (Cpt) in attesa che l’allontanamento venga convalidato dal giudice ordinario. I «motivi imperativi di pubblica sicurezza» sussistono quando lo straniero assume «comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, effettiva e grave alla dignità umana o ai diritti fondamentali della persona ovvero all’incolumità pubblica». La competenza è assegnata al prefetto. Al Viminale in caso di minori o di stranieri presenti sul territorio da almeno dieci anni.

La convalida spetta al giudice ordinario ed il divieto di reingresso resta valido per 5 anni pena il carcere. Contro l’espulsione decisa dal Viminale si ricorre al Tar contro quella del prefetto al giudice monocratico. Il ricorso comunque non sospende l’espulsione.

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