Raffaela Scaglietta
da Roma
Sfida politica pronta per il ministro Padoa-Schioppa sulla liberalizzazione dei settori industriali ed economici che non sono stati ancora affrontati dal decreto legge Bersani del 4 luglio. Domani il senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello presenterà uninterpellanza chiedendo quali siano le reali urgenti iniziative che il governo intende assumere per affrontare in modo efficace i nodi che condizionano il livello della competitività dellItalia. Linterpellanza infatti nasce da una attenta ricerca sui provvedimenti e le decisioni dellAntitrust dal 1993 a oggi. Un ampio ventaglio di casi che dimostrano come in realtà, prima dei taxi e delle aspirine, ci siano settori molto più importanti da liberalizzare.
«LItalia è in ritardo nel processo di liberalizzazione, con il decreto Bersani si è voluto colpire la libera impresa e quei settori professionali che non hanno peso sulla maggioranza politica attuale» ha spiegato il senatore. «Si tratta di briciole rispetto al lavoro che dovrà essere affrontato nei settori pubblici, nella grande industria e nel mondo dei sindacati. Vorrei sapere quando e come la liberalizzazione di questi settori avverrà. Una politica di liberalizzazione deve necessariamente avere respiro strategico anche al fine di restare equa, non discriminatoria e quindi maggiormente accettabile dal punto di vista sociale» spiega Quagliariello. Linterpellanza illustra i settori nei quali lItalia accumula ritardi più gravi: quelli relativi al carico fiscale sulle imprese e sui cittadini, allammontare complessivo della spesa pubblica, alla pubblica amministrazione, alla regolamentazione delle attività economiche, alla disciplina dei settori finanziario e bancario.
Secondo lindice elaborato ogni anno dal Fraser Institute, un prestigioso think tank canadese che raccoglie dati e statistiche internazionali sullandamento economico mondiale, lItalia è al trentaseisimo posto nella classifica generale, e quarantaduesima per i servizi. La prima in assoluto è Hong-kong seguita da Singapore e dalla Nuova Zelanda che precede persino il Regno Unito.
«In Italia cè una mentalità statalistica e se fossero riformati i settori industriali si indebolirebbe troppo la maggioranza politica attuale - ha precisato Quagliariello -. Certo la sfida della liberalizzazione non è stata colta dal governo precedente, cè stato ritardo, ma non si tratta di condannare il passato, bisogna accettare questa sfida adesso». I settori che secondo il senatore andrebbero riformati e spolverati dal vecchio sistema che ha iniziato a tremare nel 1993, con le prime indagini dellantitrust e le prime avvisaglie delle nuove regole del mercato europeo, sembrano essere tabù in questo inizio di legislatura per lUnione: il settore sanitario nazionale, quello dellenergia elettrica e del gas naturale; il trasporto urbano comunale; il trasporto ferroviario, il secondo ciclo del sistema educativo di istruzione; la previdenza complementare; il ruolo delle organizzazioni sindacali nellesercizio di alcune funzioni di carattere pubblico, quali, ad esempio, i patronati e i centri di assistenza fiscale; la rete di distribuzione dei carburanti; i servizi di smaltimento dei rifiuti.
La richiesta di liberalizzazioni dunque è vasta e a leggere i provvedimenti dellAntitrust, il sospetto avanzato dallopposizione è che il decreto Bersani sia solo unoperazione di maquillage e non vada al nocciolo del problema.
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