Roma«Ho parlato con Berlusconi e Tremonti, le nostre richieste sono state accolte». Una Emma Marcegaglia sorridente annuncia allassemblea degli industriali di Reggio Emilia che il governo accetta di modificare alcune norme fiscali della manovra economica che avevano suscitato le proteste dellintero mondo imprenditoriale, grandi, medie e piccole aziende dellindustria, dellartigianato e del commercio.
I nodi riguardano la compensazione fra debiti e crediti fiscali in presenza di un accertamento sul contribuente, anche molto basso (1500 euro); e il prelievo immediato del 50% delle somme richieste dal fisco con accertamento, anche prima della pronuncia di primo grado.
Qualcosa potrebbe cambiare anche sul fronte delle energie rinnovabili. La manovra elimina lobbligo per il gestore servizi energetici (Gse) di acquistare i «certificati verdi» in eccesso sul mercato. «Se non sarà modificato - aveva spiegato la presidente di Confindustria nei giorni scorsi - il provvedimento metterà fine alla produzione di energia rinnovabile in Italia». Nellemendamento presentato dal relatore Antonio Azzollini (Pdl) la retromarcia sui certificati verdi ancora non cè. Vedremo oggi se il governo effettivamente cambierà ancora il testo, e come.
Le modifiche dovrebbero giungere con lultima «tranche» di emendamenti che sarà presentata dalla maggioranza entro il primo pomeriggio di oggi. Molto soddisfatto il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, che nella mattinata di ieri aveva raccolto in una telefonata le assicurazioni di Giulio Tremonti in proposito. «È la conferma della sensibilità di Berlusconi e Tremonti verso le aspettative delle piccole imprese», aggiunge il presidente della Confartigianato, Giorgio Guerrini. La Marcegaglia aggiunge che adesso lapprovazione della manovra è la priorità, e in un momento come questo «una crisi di governo sarebbe molto negativa: abbiamo bisogno di stabilità - osserva - per far ritornare il Paese a crescere e creare occupazione».
I lavori della commissione Bilancio stanno andando a rilento, e il passaggio del testo in aula slitta di una giornata. Così la manovra approderà nellaula del Senato domani mattina. Anche dopo lintesa con gli imprenditori restano infatti alcuni nodi irrisolti, fra i quali - in prima fila - la questione dei tagli alle Regioni, che secondo il testo originale devono fare a meno di 4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi di euro sia nel 2012 che nel 2013. A ora non cè alcuna convocazione da parte del governo. «Chiederò una mano alla Marcegaglia», ironizza Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. Dopo le modifiche dellultimo minuto, la manovra sarà blindata con il voto di fiducia.
Ieri sono stati approvati dalla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti sulle pensioni, che danno via libera allaggancio fra letà di ritiro dal lavoro e le speranze di vita calcolate dallIstat. Il primo «check up» avrà luogo, come previsto, nel 2015. La seconda revisione invece slitta dal 2016 al 2019: è stato approvato infatti un sub-emendamento in tal senso, presentato da Maria Ida Germontani (Pdl). Dopo il 2019, le revisioni avranno cadenza triennale. Abolito, come annunciato dal governo, il «refuso» riguardo i 40 anni di contributi utili per il pensionamento. Confermato, invece, lallungamento delletà lavorativa per le dipendenti del pubblico impiego che dovranno andare in pensione di vecchiaia a 65 anni a partire dal 2012. Salvate dai tagli alla spesa le casse di previdenza privatizzate, fra cui quella dei giornalisti.
Il governo ha deciso di correggere anche il contestato emendamento che prevede la riduzione delle tredicesime a forze dellordine, vigili del fuoco, docenti e diplomatici.
Governo-industriali pace sulla manovra «Richieste accolte»
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