Che il cuore della Fiat, nella peggiore delle ipotesi, rischi di finire sotto i grattacieli di Detroit, alla Borsa interessa per ora così e così. Almeno guardando i dati di ieri: Fiat Industrial ha ceduto l’1,04% e le azioni Spa (auto) hanno guadagnato l’1,84%in una seduta comunque positiva. Tutto è rimandato, probabilmente, al momento in cui Sergio Marchionne farà chiarezza sulle sue intenzioni vicine e lontane. Sabato prossimo si annuncia, in proposito, la giornata della verità. Il top manager di Fiat e Chrysler, risponderà infatti alla convocazione del premier Silvio Berlusconi. Il vertice è stato richiesto dallo stesso capo del governo, a un anno dall’ultimo faccia a faccia con l’amministratore delegato. Ci saranno anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e i ministri Giulio Tremonti (Economia), Maurizio Sacconi (Lavoro) e Paolo Romani (Sviluppo economico). «Sabato - fa sapere Romani- chiederò a Marchionne l’impegno di investire nel nostro Paese e di rimanere con la testa e il cuore in Italia». Sul tavolo la «verifica», come sottolinea Sacconi, dello stato degli investimenti nel Paese, con il piano «Fabbrica Italia»e le prospettive d’integrazione tra Fiat e Chrysler. E, quindi, alla luce di una fusione tra due o tre anni, del possibile trasferimento a Detroit del quartier generale (o della sede legale o niente di tutto questo) di quella che è la casa automobilistica torinese. La richiesta che il governo avanzerà sarà «soprattutto quella di un percorso condiviso con istituzioni e parti sociali, quantomeno quelle che a loro volta vogliono condividere», aggiunge Sacconi. La «testa» dell’azienda «deve restare a Torino », ribadisce Romani, ricordando che il settore dell’auto «tra diretto e indotto rappresenta il 10% del Pil. Per noi è un pilastro». Ma le polemiche, tra i sindacati, non si placano. È un incontro che «arriva molto in ritardo», dice il leader della Cgil, Susanna Camusso, indicando la necessità di una «grande mobilitazione » del Paese. Quanto uscito sui giornali in questi giorni è una manna per gli avversari di Marchionne. Per la Fiom, il processo di «trasloco» negli Usa è «già iniziato». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, nell’ammettere di trovare «sgradevole il comportamento così sbrigativo di Marchionne», definisce però «allarmismo», sostenere che Fiat sposta «baracca e burattini» a Detroit. Secondo Sacconi «se ci sarà una fusione con Chrysler, e noi abbiamo interesse che l’integrazione si sviluppi quanto più, penso che il gruppo sarà inevitabilmente multilocalizzato ». Sul futuro italiano del Lingotto, Romani si professa «ottimista »: Marchionne al telefono «mi ha detto che sono solo battute». La testa della Fiat «era e resterà italiana», è la convinzione anche del segretario generale della Fismic, Roberto di Maulo, il resto sono «chiacchiere». Per Stefano Aversa (AlixPartners) «il gruppo deve per forza avere una base europea e una in America.
Le strategie di vendita, marketing, ricerca e sviluppo devono essere localizzate. In questo momento il Lingotto può già contare su tre gambe: Europa ( Torino), Usa (Detroit) e Sudamerica ( Brasile)»,mentre l’Asia (Cina)è tutta da costruire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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