Roma - «Rinnovo il mio accorato appello affinché cessi immediatamente ogni sequestro e vengano restituiti all’affetto dei loro cari quanti sono tuttora vittime di tali inammissibili forme di violenza», è l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI. Il Vaticano attende con ansia soprattutto che arrivi qualche segnale dai sequestratori del missionario italiano Giancarlo Bossi, catturato tre settimane fa sull’isola di Mindanao nelle Filippine. E mentre è grande la preoccupazione da parte della Chiesa non appare altrettanto forte l’impegno non soltanto da parte del governo italiano ma di tutta la Ue, come sottolinea l’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Siamo straordinariamente muti di fronte alla violenza di un rapimento perpetrato contro un religioso cattolico», osserva il vicepresidente della Commissione europea. Tanto da dare l’impressione «che padre Bossi non sia, per le istituzioni, per i media europei e soprattutto per i cittadini, uno di noi». E Frattini entra nel merito delle polemiche di casa nostra sollevate anche dalla carta stampata. «Non mi è sembrato che l’appello del Corriere della Sera per padre Bossi avesse come unico bersaglio la Farnesina - dice l’ex ministro degli Esteri -. È singolare semmai notare come, per ognuna delle persone sequestrate dalla follia dell’islamismo radicale, l’Occidente abbia conosciuto una mobilitazione intensa e condivisa delle opinioni pubbliche. Non così per i religiosi. Ieri in Turchia, oggi nelle Filippine». Insomma il sequestro di padre Bossi sembra avvolto dall’indifferenza. Soprattutto se si paragona con la mobilitazione messa in piedi per Giuliana Sgrena o Daniele Mastrogiacomo.
Certamente le polemiche hanno irritato il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. E ieri la Farnesina ha sentito la necessità di ribadire in una nota ufficiale che «sin dall’inizio della vicenda sono state attuate con la necessaria discrezione tutte le misure adottate in analoghi casi verificatisi in altre parti del mondo». E che ora il governo «ha deciso di accogliere favorevolmente la disponibilità di Margherita Boniver a recarsi nelle Filippine per favorire una positiva conclusione della vicenda». La missione avrà inizio il 3 luglio e l’azzurra Boniver (ex viceministro degli Esteri del governo Berlusconi) si muoverà in diretto raccordo con la Farnesina e con il Pontificio Istituto per le missioni estere. La Farnesina sottolinea come non siano d’aiuto «le polemiche su una presunta carenza di impegno delle istituzioni» liquidandole come «gratuite speculazioni» e chiedendo ai mezzi di informazione «la massima cautela» sull’argomento. Un no alle polemiche arriva anche dalla sorella di padre Bossi, Pinuccia, che ribadisce la necessità del dialogo e chiede di smorzare i toni trattando la questione «con la massima delicatezza».
Ma quello che appare come scarso impegno da parte del governo indigna l’opposizione che rilancia tutte le accuse. «Nello scambio per la liberazione di Mastrogiacomo, Prodi ha chiesto e avallato la liberazione di Mansoor Dadullah, colui che ha inviato al fronte occidentale i trecento tagliagole fondamentalisti da cui si temono attentati in tutta Europa. Per Mastrogiacomo si liberano i nostri omicidi e padre Bossi lo si lascia sgozzare? In effetti Prodi è coerente», dice Luca Volontè dell’Udc che accusa il governo di «cristianofobia». Subito lo rintuzza Franco Monaco dell’Ulivo che definisce il suo intervento «farneticante». Ma a Volontè dà piena ragione Roberto Calderoli della Lega, vicepresidente del Senato. «Purtroppo ha ragione Volontè quando sostiene che di padre Bossi non sembra interessare niente a nessuno e che il suo dramma è finito nel dimenticatoio - denuncia Calderoli -. Sembra proprio che il governo intervenga solo in base alla collocazione politica del rapito e che di conseguenza di un sant’uomo cristiano come Padre Bossi non interessi molto a nessuno».
E per dimostrare che invece il centrodestra ha a cuore il destino di Padre Bossi l’azzurra Isabella Bertolini garantisce che il prossimo 4 luglio la manifestazione Salviamo i cristiani sarà anche contro «l’immobilismo del governo».
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