Gian Maria De Francesco
da Roma
«Non mi scandalizza che i redditi alti possano compartecipare al costo di una degenza ospedaliera per gli aspetti puramente alberghieri, come lalloggio o il vitto». Il ministro della Salute, Livia Turco, in unintervista pubblicata ieri dal Sole 24 Ore ha rilanciato la proposta di istituire un ticket sulle degenze per le fasce di reddito più elevato. Il termine utilizzato è «compartecipazione», ma la sostanza resta sempre la stessa, ossia un nuovo balzello per garantire i medesimi livelli di assistenza sanitaria.
Si tratta di una materia che la riforma del titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra nel 2001 ha affidato alla competenza delle Regioni. Ma considerata la stessa matrice politica del governo e della maggioranza degli enti locali, il gioco di sponda per tappare i buchi di gestioni dissennate è quantomai opportuno. Il ministro Turco ha precisato che la sua proposta fa parte di una più ampia «battaglia per luniversalismo e lequità» che consiste nellavere «un Servizio sanitario nazionale e servizi sociali di qualità per tutti». Equità per lesponente della Quercia significa «compartecipazione al costo dei servizi» e, quindi, il ticket per i degenti ad alto reddito «non è un tabù».
Per questo motivo si sta inoltre pensando ad unampia applicazione del ticket «anti-sprechi» che mira a colpire le negligenze dei cittadini riguardanti, ad esempio, le prescrizioni mediche non utilizzate e gli esami non ritirati. «Non dovrà più accadere», ha tuonato Turco che sta immaginando un «New deal» di rooseveltiana memoria in ambito sanitario. Lobiettivo, ha sottolineato, è «generare fiducia nelle tante energie che credono nella difesa della salute dei cittadini». E anche sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci il ministro ha rivisto le sue posizioni personali affermando che si tratta di «misure di portata storica» e che per le farmacie cè la «volontà di costruire unalleanza per valorizzarle».
Il mix di solidarismo ulivista, lotta agli sprechi e penalizzazione dei redditi più elevati non poteva lasciare indifferente la Casa delle Libertà. «Non mi sembra una grande trovata perché in questo modo si invogliano le persone ad avvalersi delle case di cura private», ha dichiarato lex ministro della Salute, Francesco Storace.
Ma è Forza Italia a ribadire la possibilità di seguire percorsi alternativi nella gestione della sanità pubblica. «Invece di amministrare bene o di affidarsi a buoni amministratori - spiega al Giornale il senatore azzurro Antonio Tomassini, componente della commissione Sanità di Palazzo Madama - il centrosinistra preferisce ancora una volta mettere le mani nelle tasche degli italiani per garantire gli stessi livelli di assistenza». Il ticket degenza, secondo Tomassini, non sembra avere quelle caratteristiche di equità invocate da Turco. Anzi si potrebbe configurare anche in questo caso la fattispecie della vendetta elettorale. «I cittadini - spiega il senatore - già contribuiscono per un terzo alla spesa sanitaria nazionale e tre milioni di persone usufruiscono delle mutue integrative. Quindi considerato che i più ricchi già decidono di curarsi come e dove vogliono, il più colpito potrebbe essere il ceto medio, soprattutto se si pensa che il ticket non è destinato a cure migliori ma ad arraffare soldi alle categorie che sono considerate ostili».
La soluzione, secondo Tomassini, cè già. «In Lombardia e in Veneto - conclude - le cure urgenti e indispensabili sono garantite a tutti, mentre sullopzionale è giusto che si paghi.
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