Il governo teme: con gli Usa amicizia a rischio

Un esponente dell’esecutivo si sfoga: questa vicenda pazzesca farà aumentare il disagio con gli Stati Uniti, già perplessi sull’Afghanistan

da Roma

«È chiaro che questa pazzesca vicenda non farà che aumentare il disagio con gli Stati Uniti. I servizi fanno la lotta al terrorismo, e la magistratura italiana li sbatte in galera? Pare incredibile a me, figuriamoci a loro, che già sono a dir poco perplessi per come si sta gestendo la vicenda Afghanistan...». A sfogarsi così, dietro ovvia richiesta di anonimato vista la delicatezza della faccenda, è un autorevole esponente di governo dell’Ulivo. Che non esita a dirsi «esterrefatto» per quel che sta avvenendo, e anche assai «preoccupato»: «Mi aspetto un comunicato di ringraziamento di bin Laden per questa operazione: come ci dicono gli americani, così l’Italia rischia di diventare un safe heaven per i terroristi internazionali».
Il blindatissimo silenzio nel quale tutti gli esponenti di governo si sono chiusi ieri testimonia dell’imbarazzo e della preoccupazione creati dalla bomba fatta esplodere in mattinata da Francesco Cossiga, il primo a rendere pubblica la notizia dei mandati di cattura per dirigenti del Sismi e della Cia, spiccati dal pm milanese Spataro. Dal quartier generale della Cia a Langley, come dal Dipartimento di Stato Usa, arrivano gelidi «no comment» all’iniziativa della magistratura italiana. Ma nella maggioranza c’è preoccupazione anche per i riflessi che la retata disposta dal Pm milanese può avere su un rapporto «già stressato» con l’alleato americano, come dicono nella Margherita, dalla quale trapelano «sconcerto e allarme» per il modo in cui la vicenda si sta sviluppando. E si fa notare che solo la sera prima degli arresti, l’ambasciatore Usa Spogli, davanti agli invitati alla celebrazione del 4 luglio a Roma (presente Massimo D’Alema) aveva sottolineato come la lotta al terrorismo sia innanzitutto difesa del valore della «libertà», e che le «divergenze» su questo tra Italia e Usa vanno superate, altrimenti «potrebbero indebolire la nostra volontà di difendere gli ideali più sacri».
Il silenzio del governo è stato rotto solo a sera, dopo una giornata di frenetiche consultazioni, da un secco comunicato di Palazzo Chigi che prende senza esitazioni le difese del Sismi e della sua «estraneità» alla vicenda del “rapimento” di Abu Omar. Ma ieri, nella maggioranza di centrosinistra, erano in molti a sottolineare che gli attuali vertici del Sismi, a cominciare dal generale Pollari, godono di una «rete di amicizie largamente bipartisan», interna all’ex governo ma anche all’attuale. Un esponente ds attento alla materia faceva notare che solo poco tempo fa, all’indomani della visita di D’Alema a Bagdad, il ministro degli Esteri aveva diffuso un comunicato «quantomeno inusuale» nel quale rivolgeva uno «speciale ringraziamento al direttore del Sismi generale Nicolò Pollari, manifestando il suo apprezzamento per l’efficienza dimostrata dal dispositivo organizzativo e di sicurezza attuato dal nostro servizio di intelligence». Il responsabile giustizia della Quercia, il dalemiano Massimo Brutti, chiedeva intanto l’intervento del Copaco, l’organismo parlamentare di controllo sui servizi. Nessuna sconfessione dell’inchiesta, ovviamente, ma la sottolineatura dell’urgenza di un intervento politico «a tutela di istituzioni vitali per la sicurezza del Paese». Peccato però che il Comitato non sia ancora stato costituito, e che dunque allo stato il Parlamento non disponga di alcuno strumento di controllo e intervento.

A sollevare serie perplessità sull’iniziativa della procura di Milano è il presidente della Commissione difesa del Senato De Gregorio (Idv): «Mi auguro che abbiano verificato bene ogni cosa e preso tutte le cautele del caso, perché c’è in gioco la sicurezza dello Stato. Che è la priorità». E avverte: «Nessuno pensi che arrestando due funzionari del Sismi si possa salvare l’Italia da possibili azioni terroristiche».

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