da Roma
Laccordo sullAfghanistan ancora non cè. Il ministro degli Esteri, Massimo DAlema, riflette sulle possibili modifiche al decreto, ma non sembra intenzionato a mollare. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, inviato a sondare i capigruppo della sinistra radicale, a ognuno degli incontri separati ha recepito le proposte, annuito cordiale, talora persino espresso un parere personale favorevole. Poi, prima di uscire, ha ripetuto pensoso la stessa formula prudente: «Però bisogna capire che cosha in mente il presidente Prodi...».
Cosha in mente il premier? Tutti attendono il suo ritorno. Tante beghe e questa del rifinanziamento della missione afghana una delle più rognose, che sembra possibile disinnescare soltanto con lennesimo ricorso alla fiducia, visto che la sinistra cercherà di giocare le sue carte fino allultimo. Le proposte di modifica al decreto sono sostanzialmente tre, caldeggiate in modo diverso da Verdi, Pdci e Prc. Linserimento del comitato per il monitoraggio della missione, già fallito a luglio, viene ritenuto per esempio importante dal capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli. «Non determinante», dai rifondatori Russo Spena, Migliore e dalla comunista Palermi. Il Pdci si batte invece strenuamente per la Conferenza di Pace, che andrebbe inserita nel decreto con una formulazione che ricalca le parole della lettera di Prodi della settimana scorsa: «La Conferenza viene convocata per arrivare alla chiusura dei conflitti in Afghanistan e Africa. Tale linea andrà perseguita dal governo italiano in tutte le sedi internazionali». Come spiegano la Palermi e Diliberto, nel 2007 sarà lOnu a dover rinnovare per prima limpegno in Afghanistan. Dato che lItalia fa parte del Consiglio di Sicurezza, ed è già relatrice del rinnovo delle missioni per la Nato, ci si attende che faccia lo stesso allOnu.
A toccare un punto delicatissimo è la terza proposta sul tappeto, cara soprattutto ai Verdi. Bonelli e la senatrice De Petris lhanno consegnata a Chiti sotto forma di emendamento e mira a definire «una strategia di intervento finalizzata allacquisto delloppio e al suo utilizzo a scopo medico...». «Si può sperimentare ma bisogna stare attenti», argomenta il senatore Prc (ex Verde) Francesco Martone, grande esperto della questione. Qual è il problema? «Se si comprasse loppio dai grandi produttori latifondisti - spiega - si finirebbe per finanziare i signori della guerra. Se ci si rivolgesse ai piccoli coltivatori, si finirebbe per comprarlo allammasso ai prezzi del mercato nero, incentivando la produzione illegale. E ci sarebbe bisogno di truppe militari per arrivare in territori che non sono sotto il controllo di Kabul». Per questo Martone si dichiara «perplesso», pur non essendo contrario a un «piano pilota per piccole quantità di cooperative locali ben definite».
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