
"In qualche modo noi siamo già in guerra. E dovremmo reagire". Lo spiega al Corriere della Sera il ministro della Difesa Guido Crosetto che non parla di armi convenzionali ma di una "guerra ibrida" in corso da molto tempo fatta di "disinformazione, attacchi hacker, intrusioni, manipolazione dell'opinione pubblica, spionaggio tecnologico. È ora di intervenire". I droni penetrati in Polonia sono secondo il ministro "un fatto nuovo e rilevante. È stato un mix tra una provocazione e un test su quale realistica potenza di penetrazione avessero queste armi e su come noi avremmo reagito - rimarca -. La risposta della Polonia e della Nato c'è stata ed è stata efficace. Ora è il momento della riflessione e di capire come agire in futuro".
"Va avviata una riflessione seria. Lo farò presto nel governo prima e poi con il Parlamento. Se non si reagisce, si soccombe. Si deve bloccare chi attacca anche, se serve, restituendo l'attacco - prosegue -. Dobbiamo prepararci a qualsiasi tipo di attacco, non solo in Polonia. Di questo si parla quando si discute di investimenti in difesa: la messa in sicurezza dei nostri territori e dei nostri cittadini". Non tutti però sono favorevoli ad un aumento delle spese militari "Non è una scelta facoltativa. Anche la Spagna, checché se ne dica, è impegnata ad arrivare al 3,5% del Pil per le spese Nato entro il 2035. Ma noi lo facciamo anche con una logica più ampia", evidenzia.
"Né io, né Giorgetti, né la premier siamo sprovveduti. La nostra linea è investire in maniera tale da avere ricadute sul Pil interno, usando la capacità produttiva italiana - spiega - , e utilizzare la tecnologia militare anche per far crescere quella che può trovare applicazioni civili". "Non è necessariamente un'escalation senza fine.
Facciamo di tutto perché non lo sia e quindi consideriamo le spese della difesa in aumento finché non sarà possibile e logico diminuirle - conclude - . L'aumento non è un obbligo stabilito in modo perenne, ma una necessità dei tempi in cui viviamo".