La mossa del governo: cancellare la parola "razza" nei documenti della Pa

L'esecutivo sarebbe pronto ad abolire l'utilizzo del termine "razza" negli atti della Pubblica amministrazione: potrebbe essere sostituito da "nazionalità"

La mossa del governo: cancellare la parola "razza" nei documenti della Pa
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Stop all'utilizzo della parola "razza" nella Pubblica amministrazione. Sarebbe questo l'orientamento del governo guidato da Giorgia Meloni, intenzionato a far scomparire il termine in questione sia negli atti sia nei documenti delle Pa. A riferirlo è La Repubblica, secondo cui l'esecutivo sarebbe pronto a dare il via libera all'emendamento di Arturo Scotto (deputato del Partito democratico) che prevede proprio l'abolizione del concetto di razza.

Stop alla parola "razza" nelle Pa

Un importante appuntamento sarà quello di lunedì, quando il governo sarà chiamato a sposare una linea definitiva di fronte alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera. La prossima settimana dovrebbe arrivare la formalizzazione dell'ammissibilità degli emendamenti e successivamente il relativo voto della commissione sul testo. A quel punto potrebbe essere "nazionalità" la nuova parola a cui ricorrere.

Una posizione che, a oggi, vedrebbe il governo aprire alla modifica. Infatti - sempre secondo il quotidiano - un parere tecnico positivo all'ammissibilità del cambiamento sarebbe arrivato in via ufficiosa dagli uffici legislativi della Pubblica amministrazione, di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economica. Ecco perché, dopo aver deciso di considerare ammissibile l'emendamento, ci si aspetterebbe il via libera da parte dell'esecutivo di centrodestra.

Per Arturo Scotto il superamento della parola "razza" è un atto imprescindibile per aprire la strada a un'innovazione. A suo giudizio l'avvio della discussione e il voto nelle commissioni è un'occasione da cogliere al volo "per far passare un principio di civiltà e per eliminare tutte le zone d'ombra di una letteratura giuridica arretrata e condizionata da altre – terribili – stagioni del nostro Paese". Di fatto si andrebbe a sopprime quello che è un "marchio di infamia che determina sin dalla nascita differenze che non esistono tra esseri umani che condividono lo stesso suolo e la stessa lingua".

Il caso del questionario a scuola

Nelle ultime ore ha fatto molto discutere il questionario distribuito in una scuola elementare di Roma in cui si chiedeva, tra le altre cose, di indicare il gruppo etnico o la razza del bambino. La reazione del mondo della politica è stata immediata. Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, ha auspicato che l'istituto scolastico romano chiuda una pagina "non troppo esaltante" per il mondo della scuola: "Mi chiedo come sia potuto venire in mente di formulare domande del genere".

Il Partito democratico si è detto pronto a presentare un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, "per

chiedere come sia stato possibile che un questionario contenente espressioni così gravi e razziste sia stato distribuito in una scuola del nostro Paese e per evitare che una vicenda del genere possa accadere di nuovo".

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