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Nordio: "Va risarcito chi viene assolto in via definitiva"

Il ministro della Giustizia ha, poi, annunciato: "Stiamo lavorando per la riforma del processo penale" molto più garantista

Nordio: "Va risarcito chi viene assolto in via definitiva"
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Il ministro Carlo Nordio non ha dubbi: chi viene assolto in via definitiva va risarcito. Lo ha detto chiaramente il ministro della Giustizia, durante l'XI congresso di Nessuno tocchi Caino, a domanda diretta posta dall'imprenditore siciliano Pietro Cavallotti che con la sua famiglia ha subìto anche il processo di prevenzione con sequestro dei beni.

"Quando vi è una sentenza definitiva di assoluzione penso che la cosa debba concludersi con una restitutio in integrum di tutto quello che è stato perduto non solo patrimonialmente ma anche moralmente a cominciare dal risalto che si dovrebbe dare attraverso i mezzi di comunicazione", sono state le parole rilasciate dal ministro Nordio a titolo personale e che sosteneva anche magistrato e da giornalista. Secondo il titolare della Giustizia, la sentenza penale con assoluzione piena non dovrebbe "avere conseguenze negative di nessun tipo sulla persona prosciolta".

E ancora: "Aggiungo anche che in un mondo ideale la persona prosciolta dovrebbe essere risarcita anche per quanto riguarda le spese legali", ha detto, ricordando che il governo si è attivato per gli agenti delle forze dell'ordine, ma "nella mia concezione, - ha detto - probabilmente un po' utopistica ma in cui credo, qualsiasi persona sottoposta a processo penale e poi prosciolta dovrebbe essere risarcita in tutti i sensi e quindi anche attraverso il rimborso delle spese legali". "Il processo, diceva il grande Carnelutti, non è soltanto strumentale all'eventuale applicazione della pena in caso di condanna ma è esso stesso una pena e lo sanno benissimo tutte le persone sottoposte a procedimento penale e magari dopo anni assolte", ha evidenziato il ministro della Giustizia, senza fare riferimento a casi specifici "di processi eterni, di indagini che si aprono, si chiudono e si riaprono in ossequio all'obbligatorietà dell'azione penale che noi - ha precisato - non abbiamo toccato perché riteniamo che sia effettivamente una garanzia, quantomeno teorica, di uguaglianza nei confronti dei cittadini".

Nordio ha poi annunciato: "Noi stiamo lavorando per la riforma del processo penale. Quando avremmo chiuso la parentesi del referendum, che mi auguro essere come potete immaginare confermativa, metteremo subito mano al processo penale che vogliamo riportare ai suoi primordi della ispirati da una medaglia d'argento della Resistenza che è il professor Vassalli". E poi precisa: "Stiamo lavorando per un nuovo codice di procedura penale che enfatizzi i momenti del garantismo che ho citato prima, quindi, la presunzione di innocenza la certezza di una pena che però deve essere umana e non deve essere contraria al senso dell’umanità, e la rieducazione del condannato". Sulla presunzione di innocenza, Nordio ha ricordato che “vi sono più di 15mila persone in detenzione che non scontano una condanna definitiva e una buona parte di queste viene poi scarcerata, perché la loro detenzione si è manifestata ingiustificata”. Il governo “ha intenzione di intervenire - ha detto - per limitare il più possibile la carcerazione preventiva, proprio in ossequio alla presunzione di innocenza”. Sulla certezza della pena, Nordio ha precisato che non può non esserci perché altrimenti “lo Stato perderebbe di autorevolezza” e ha riconfermato la sua contrarietà “a una liberazione anticipata senza valutare caso per caso, per deflazionare la popolazione carceraria”, perché “significherebbe più che una manifestazione di indulgenza, una resa da parte dello Stato”. Infine, Nordio ha ricordato che, dopo l’indulto fatto dal governo Prodi, “la popolazione carceraria, dopo un anno, era addirittura aumentata, nonostante la liberazione estremamente cospicua”. Nordio, poi, ha definito i tossicodipendenti non come dei "criminali da punire ma malati da curare che spacciano per procurarsi delle sostanze” e per i quali bisogna "trovare delle forme alternative che coniughino il controllo sociale, la serietà dello Stato, intesa come sanzione, ma anche la rieducazione”.

Infine, il ‘lavoro’.

Il Guardasigilli ha fatto riferimento all’aumento dei laboratori in carcere, “non più solo i panettoni prodotti a Padova”, ma ora “abbiamo visto violini costruiti con il legno delle barche dei migranti; laboratori di odontoiatria, falegnameria, dove lavorano persone anche in condizioni di alta sicurezza”. Con orgoglio ha però sottolineato che non solo il lavoro entra in carcere ma “si sta facendo in modo che sia possibile trovare il lavoro all’esterno del carcere per chi viene liberato”.

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