
L'umore di Giorgia Meloni dopo l'archiviazione della sua posizione è nero: lo si è capito dal durissimo comunicato affidato ai social nella serata di ieri, quando ci ha tenuto a puntualizzare che la tesi secondo la quale "due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all'Intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte" è "palesemente assurda". Un concetto che ha ribadito anche a La Stampa, alla quale ha sottolineato di essere "il capo del governo. Non sono Alice nel Paese delle meraviglie". A infastidire il premier è il messaggio politico che si legge tra le righe di quella sentenza, dalla quale si potrebbe interpretare che il governo va avanti in autonomia senza condividere le sue decisioni con il premier: un messaggio che Meloni rifiuta categoriamente.
"A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata", ha scritto nella nota. Meloni sarà in Aula nei prossimi giorni quando si voterà l'autorizzazione a procedere, sedendo "accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano". Giorgia Meloni non è Giuseppe Conte, ci ha tenuto a ribadirlo nel passaggio della sua nota per marcare la distanza con il leader del Movimento 5 stelle, ex presidente del Consiglio, che ha "scaricato" Matteo Salvini sul caso dei migranti per non essere coinvolto e tirato in mezzo alla vicenda che ha portato il ministro davanti ai giudici.
Giorgia Meloni non "abbandona" i suoi ministri e rivendica di aver partecipato a quella decisione come capo del governo italiano. E che Meloni non rinneghi i suoi ministri lo ha sottolineato anche Matteo Salvini in una sua nota: "Alla faccia del 'non ricordo' degli smemorati Conte e Toninelli sugli sbarchi dei clandestini. Avanti insieme e a testa alta, non ci fermeranno".
Un concetto espresso chiaramente anche da Maurizio Lupi di Noi Moderati: "Ha un atteggiamento diverso da quello avuto dall'allora presidente del Consiglio Conte che di fronte al caso di Salvini ha dichiarato di non sapere. Chi fa il presidente del Consiglio assume decisioni in collegialità".