Il Tesoro dà l'ok al Mes. Maggioranza sorpresa: "La ratifica non passerà"

La lettera: "Il salva-Stati non comporta rischi. Il governo non cambia la propria posizione"

Il Tesoro dà l'ok al Mes. Maggioranza sorpresa: "La ratifica non passerà"
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La discussione sui pdl di ratifica del Mes presentati da Iv e Pd in commissione Esteri alla Camera ieri si è nuovamente impantanata. Il dibattito è stato rinviato a domani per evitare che la bocciatura dei progetti di legge dell'opposizione potesse dare adito a nuovi incidenti diplomatici in sede europea. Le polemiche, tuttavia, sono aumentate non solo per l'ennesimo stop-and-go all'interno dell'organo parlamentare presieduto dall'ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, ma anche perché è stato allegato agli atti una lettera/parere del ministero dell'Economia a firma del capo di gabinetto Stefano Varone. Nel documento si sottolinea che «per quanto riguarda gli effetti diretti sulle grandezze di finanza pubblica, dalla ratifica del suddetto accordo non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità del 2012». Analogamente si specifica che «è possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l'Italia». Il testo precisa inoltre che «non si rinvengono nell'accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione». Un via libera tout court alla ratifica del trattato sulle modifiche al funzionamento del Fondo salva-Stati che hanno indispettito la Lega. «Il Mes non serve. La nostra linea è molto chiara si questo», ha sottolinea il vicesegretario del partito di via Bellerio, Davide Crippa. Anche da parte di Fdi è stato rimarcato come la lettera sia inusuale e anche il presidente del Consiglio sarebbe stata colta di sorpresa. La posizione di Giorgia Meloni sul Mes non si è modificata, per la presidenza del Consiglio lo strumento deve cambiare. Di qui, come detto, la scelta di rinviare a domani il dibattito per far decantare il clima. La Lega, infatti, avrebbe voluto bocciare direttamente in Commissione i testi di Pd e Iv. La commissione Esteri intende terminare il dibattito votando il mandato al relatore dopo aver acquisito i pareri delle altre commissioni, in particolare di quella Bilancio. Da calendario la discussione generale alla Camera, secondo il programma dei lavori confermato dalla riunione di capigruppo di Montecitorio, è confermata per venerdì 30 giugno. Per rinviare il dossier si stanno valutando diverse opzioni. Una di queste prevede il parere contrario al mandato al relatore. Il provvedimento andrebbe in Aula senza una «paternità» certa, ma è chiaro che la bocciatura nell'emiciclo sarebbe politicamente pesante dal punto di vista delle relazioni internazionali. Ecco perché si pensa di rinviare il voto a dopo l'estate guadagnando tempo con la richiesta di parere alla giunta per il regolamento. Un'altra richiesta è quella di audire il ministro Giorgetti. Il «piano A» resta sempre quello di arrivare alla ratifica solo quando l'interlocuzione con Bruxelles porterà i suoi frutti o con le modifiche ai suoi meccanismi. Tra questi la famigerata clausola di azione collettiva che può far scattare il default dei titoli di Stato in caso il debito non sia considerato sostenibile una volta che sia stata erogata una linea di credito precauzionale. Prestiti accessibili, però, solo ai Paesi con i conti in ordine. L'Italia, dunque, al Mes non potrebbe mai chiedere alcunché. Il concomitante indicente in commissione Lavoro al Senato ha ringalluzzito l'opposizione.

«Il governo naviga a vista», ha chiosato il vicesegretario Pd, Francesco Boccia. Di diverso avviso Maurizio Lupi (Nm). «La maggioranza è coesa: la sfida che abbiamo davanti è riformare a Bruxelles il Patto di stabilità», ha dichiarato.

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