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"Ecco come cambia la giustizia in Italia". Nordio spiega la riforma

Il ministro e i contenuti della sua legge: "Grazie all'abrogazione dell'abuso d'ufficio una vittoria per le garanzie dei cittadini e per l'efficienza della pubblica amministrazione"

"Ecco come cambia la giustizia in Italia". Nordio spiega la riforma

Ministro, il ddl Nordio passato al Senato contiene una sua battaglia storica, l'abrogazione dell'abuso d'ufficio.

«È una grande vittoria per le garanzie dei cittadini e anche per l'efficienza della pubblica amministrazione. L'abrogazione del reato di abuso di ufficio darà tranquillità agli amministratori, migliaia dei quali hanno visto compromessa la propria immagine e talvolta la loro stessa funzione a seguito di indagini rivelatesi inconsistenti. Infatti, la richiesta di abrogazione è stata pressante da parte di tutti i sindaci, compresi quelli del Pd».

L'opposizione e una parte della magistratura vi accusano di rendere più difficili le indagini sui colletti bianchi e il loro arresto. Si tolgono strumenti contro la corruzione?

«Assolutamente no: il nostro arsenale normativo contro la corruzione è il più fornito d'Europa, comprende reati che spaziano dalla concussione per induzione fino allo stesso traffico di influenze che abbiamo rimodulato, tipizzando meglio la fattispecie e aumentando anche le pene. Ma vorrei ricordare che l'abuso in quanto tale, cioè da solo, è esattamente il contrario della corruzione. Se un sindaco abusa del suo potere solo per il piacere di danneggiare qualcuno, il suo atto è illegittimo e dev'essere annullato dalla giurisdizione amministrativa, con l'eventuale risarcimento del danneggiato. Ma non c'è ragione che venga sanzionato penalmente e lo confermano i risultati: più di cinquemila indagati all'anno e le condanne si contano sulle dita di una mano».

Sul caso di Ilaria Salis il governo viene accusato di immobilismo. Sono stati fatti degli errori? Ci sono margini per un suo intervento?

«Finché dura il processo la giurisdizione ungherese è sovrana, e né il governo ungherese né tantomeno quello italiano possono intervenire. Immaginate cosa accadrebbe se io chiamassi un magistrato per raccomandare la sorte di un imputato. Purtroppo il difensore ungherese della Salis ha scelto di inoltrare la domanda di scontare gli arresti domiciliari direttamente in Italia, e questo era giuridicamente impossibile. Abbiamo spiegato che secondo le convenzioni europee occorreva prima chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria, e solo successivamente, se concessi, sarebbe stato possibile attivarci secondo gli accordi internazionali. Ora abbiamo appreso che il difensore ha seguito questa linea da noi suggerita. Aspettiamo la decisione dei magistrati di Budapest».

Mentre si discute delle condizioni di Ilaria Salis, emerge il video del violento pestaggio di un detenuto a Reggio Emilia.

«Sono immagini che hanno suscitato sdegno e dolore. Spero che la magistratura faccia chiarezza quanto prima. Per parte nostra agiremo con la massima severità, una volta individuati i responsabili. Non dobbiamo però dimenticare che è stata la stessa polizia penitenziaria a far emergere questo episodio. Quanto ai rimedi, occorre alleviare le tensioni all'interno degli istituti, e questo si può fare acquisendo nuovi spazi, dove siano consentiti lo sport e il lavoro, che aiutano il recupero del detenuto e attenuano i disagi della stessa polizia penitenziaria, che opera in condizioni di grande sofferenza. Stiamo lavorando anche per consentire l'espiazione della pena degli stranieri nel loro luogo di provenienza. Sarebbe una deflazione significativa del sovraffollamento carcerario».

Il 30% dei detenuti in Italia è recluso in attesa di giudizio. Per la sua esperienza da pm, è esistito o esiste un abuso della carcerazione preventiva?

«Non parlerei di abusi, ma certamente di uso eccessivo. Oltre il dieci per cento degli arrestati dal Gip viene liberato dal tribunale dal Riesame, e altrettanti vedono modificata la misura di detenzione. Significa che ogni anno migliaia di persone vengono mandate in prigione senza motivo: la nostra riforma che devolve a un collegio di tre giudici la competenza ad emettere il provvedimento cautelare, da un lato eviterà molti di questi errori e dall'altro dissuaderà molti pm a chiedere misure che potrebbero esser respinte. Saranno evitate sofferenze inutili e anche il sovraffollamento carcerario sarà ridotto».

Ci sarà organico a sufficienza?

«Sì. Abbiamo stanziato le risorse finanziarie, e sono in atto concorsi per 1.400 posti da magistrato, che saranno integrati. Per la prima volta da 50 anni saranno colmati gli organici che sono in sofferenza di oltre il 15%».

Beniamino Zuncheddu, 33 anni in carcere da innocente. Il più grave errore giudiziario di sempre in Italia.

«Gli errori giudiziari sono purtroppo inevitabili. L'unico rimedio consiste nella saggezza del giudici, e soprattutto nel seguire il principio che nel dubbio bisogna assolvere. È meglio un colpevole libero che un innocente in galera.

I suicidi nelle carceri.

«Le motivazioni dei suicidi sono molteplici, il sovraffollamento è una componente importante. Stiamo assumendo personale di supporto psicologico, occorre individuare subito le personalità più fragili. Per esempio sui tossicodipendenti, che più che criminali da punire sono malati da curare, stiamo lavorando con le Regioni e le comunità per sistemi di detenzione alternativa. Ma occorre la loro disponibilità ad accoglierli. Non è facile, ma è fattibile».

Separazione delle carriere. Obiettivo di legislatura?

«Assolutamente sì. È nel programma elettorale, e abbiamo un obbligo verso chi ci ha votato. Ma esige una revisione costituzionale, quindi i tempi non possono essere brevissimi».

Le intercettazioni. Nel ddl c'è una stretta alla pubblicazione, ma non si interviene sul loro funzionamento.

«Sulle intercettazioni la nostra riforma ha per ora attuato il cosiddetto minimo sindacale, cioè la tutela del terzo non indagato, il cui nome non può e non deve più figurare. Ma quella più radicale seguirà tra breve, anche grazie all'eccezionale lavoro svolto dalla commissione presieduta da Giulia Bongiorno».

Ha annunciato un provvedimento sul sequestro dei cellulari. Cosa prevederà?

«È prematuro dirlo. Faccio solo presente che sequestrare un cellulare significa impossessarsi dell'intera vita non solo dell'indagato, ma anche di quelle altrui. Perché può contenere dati estremamente sensibili, dalle cartelle cliniche, alle consulenze finanziarie, fino alle immagini radiografiche. È un'invasione inaccettabile dei dati più intimi di persone che non c'entrano nulla con le indagini, e che una volta in possesso di magistrati, poliziotti, cancellieri e avvocati possono essere anche divulgate.

Il progetto di riforma è praticamente pronto, anche qui in sintonia con il Parlamento».

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