Gradoli. Spuntano intercettazioni telefoniche fra gli «amanti diabolici». Intanto Ala Ceoban non parla. Per ora. Anche ieri, durante l'interrogatorio davanti al pm Renzo Petroselli, al procuratore capo Alberto Pazienti e al gip Silvia Mattei, l'amante di Paolo Esposito si è avvalsa della facoltà di non rispondere. «Una linea necessaria - spiega lavvocato Fabrizio Berna - almeno fino a quando non saremo in possesso del provvedimento giudiziario». Il gip ha due giorni di tempo per decidere se convalidare o meno il fermo in carcere disposto dal pm, dunque consegnare gli atti ai difensori.
Allindomani della nuova versione fornita da Esposito, l'elettricista rinchiuso nel carcere viterbese di Mammagialla dal primo luglio e da sabato in sciopero della fame, i colpi di scena in questa brutta vicenda non sono terminati. Nuove prove in mano agli inquirenti inchioderebbero i due al duplice omicidio di Tatiana Ceoban, 36 anni, e della figlia Elena, 13 anni, rispettivamente sorella e nipote dell'indagata. Quali?
Registrazioni di alcune conversazioni «via filo», tanto per cominciare, avvenute nei giorni successivi alla scomparsa, in particolar modo fra il 2 giugno, giorno in cui viene denunciato il mancato rientro a casa delle due moldave, e il periodo precedente il sequestro della villa degli orrori, l'abitazione di Esposito in località Cannicelle ancora sporca del sangue di Tatiana. Ma su questo e altro ancora i carabinieri non parlano.
Fra gli elementi, invece, contenuti nellordinanza di custodia cautelare emessa per Ala, i numeri seriali (le Imei) dei due telefoni rinvenuti in casa della 24enne a Santa Fiora e nell'ufficio in via Piave, a Gradoli, di Esposito. Ebbene sì, i due presunti assassini erano convinti che sarebbe bastato distruggere le sim dei cellulari per cancellare ogni traccia delle loro conversazioni. Un errore fatale.