Gradoli, un muro per occultare i corpi?

Gradoli, un muro per occultare i corpi?

Tecnici ed esperti del Ris nella villa delle Cannicelle a Gradoli. A quasi cinque mesi dalla misteriosa scomparsa di Tatiana Ceoban, 36 anni, e della figlia Elena, 13 anni, i carabinieri del reparto scientifico tornano nella casa degli orrori. Ovvero nell’abitazione in cui le due moldave vivevano assieme a Paolo Esposito, in carcere dal primo luglio per duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Secondo i consulenti della Procura di Viterbo la villetta avrebbe subito rimaneggiamenti e modifiche rispetto alla prima costruzione. L’ipotesi? Che l’uomo, con la complicità di Ala Ceoban, sorella di Tania nonché sua amante, avrebbe alzato un muro divisorio, un’intercapedine in cui nascondere i resti delle poverette. La prima uccisa, o ferita, sicuramente tra la cucina e il bagno, come risulta dalle tracce di sangue trovate dagli inquirenti. Teoria che troverebbe conferma, del resto, nelle dichiarazioni, successivamente non confermate, della stessa Ala il giorno del suo arresto, il 5 agosto: «Quando sono arrivata a casa Tatiana era già morta. Elena, invece, non c’era». Circostanza negata dal suo amante, ex compagno della scomparsa.
Esposito, dal canto suo, ieri è comparso davanti al giudice del Tribunale dei minori di Roma per l’affido della figlia Erica, 5 anni, nata dalla relazione con Tatiana. Al 40enne è già stata revocata la patria podestà sulla piccola in quanto non più in grado (visto il regime carcerario) di occuparsene. Provvedimento seguito dall’affidamento a una casa famiglia di Acquapendente, dal momento che i servizi sociali non hanno ritenuto di lasciarla ai nonni paterni. Esposito, come al solito, è apparso freddo anche se a tratti non è riuscito a trattenere l’emozione parlando della salute di Erica. «Come sta? Chiede di me?» le sue domande al magistrato minorile. Rassicurato, l’uomo ha poi risposto alle domande degli psicologi. Non è escluso che la bimba possa trascorrere le prossime vacanze di Natale dai nonni, a Gradoli, e persino incontrare il padre. Intanto il gip viterbese, Rita Cialoni, ha respinto la richiesta di far testimoniare Erica, avanzata dai difensori di Esposito, in sede d'incidente probatorio. «Non si ravvisano i presupposti di legge per procedere» motiva il giudice. Smentite, inoltre, alcune illazioni sulla presenza di Tania negli Usa, le ennesime su una «scomparsa» anomala.
Una brutta storia che inizia il 30 maggio quando madre e figlia non fanno rientro a casa. Il convivente, per nulla preoccupato, lascia passare tre giorni prima di denunciare l’accaduto. Non prima della madre di Tania, Elena Nikifor, 64 anni, accorsa per l’occasione da Bologna. L’uomo per settimane parla di una fuga all'estero. I carabinieri, intanto, scoprono la sua relazione con la cognata e macchie di sangue ovunque. Non solo.

Sui tabulati di due cellulari segreti, trovati in casa di Ala e nello studio di Esposito, le prove che la giovane donna era con lui il giorno della sparizione e quello dopo. Ma i due non crollano: «Siamo amanti, ma non le abbiamo uccise». I corpi non sono stati ancora scoperti. Per ora.

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