Politica

«Gran polverone e nessuna accusa contro di me»

Il caso dello spionaggio politico a Marrazzo e Mussolini: «Ho diritto a chiarimenti dai pm. I miei collaboratori non hanno ricevuto avvisi»

Fabrizio de Feo

da Roma

Onorevole Francesco Storace, a circa dieci giorni dall’inizio del cosiddetto «Laziogate» lei ha capito cosa le viene imputato?
«Per capirlo dovrei incontrare un magistrato che me lo dica. Finora sono arrivate informazioni a rate: ora da un giornale ora dall’altro. Un metodo da cui si capisce che c’è soprattutto la volontà di alzare un gran polverone».
Quale idea si è fatto sul merito della vicenda?
«Diciamo che da oggi c’è un po’ più di chiarezza. Su Repubblica campeggia un’intervista a un ex collaboratore del mio staff che accusa me e il mio portavoce Niccolò Accame. Una sorta di pentito, insomma. Stavolta però si cerca di spostare il tiro sulla vicenda Laziomatica dando la parola a un personaggio divorato dal livore che sul suo sito personale mi insulta da un anno. Un personaggio che la stessa Repubblica aveva individuato come un mitomane un anno fa ma oggi fa finta di dimenticarlo. Senza contare che per la vicenda Laziomatica né io né Niccolò siamo mai stati chiamati in ballo o interrogati».
Questa volta, invece, c’è alle viste una sua convocazione in Procura?
«Né io né Niccolò siamo stati convocati per alcun interrogatorio. Piuttosto ho visto Rutelli accanirsi in tv su questa vicenda. Spero che lui non sappia nulla di quello che combinava questo signore».
La vicenda Laziogate è stata trattata ieri da Ballarò con toni infuocati.
«Sì, e voglio ringraziare Casini per avermi difeso. Piuttosto voglio far notare che è stata commessa una mascalzonata. Floris ha detto che ero stato invitato a intervenire. È falso: mi avevano cercato per la puntata precedente e oltretutto sarebbe stato un intervento telefonico. In trasmissione sono state dette cose gravi: che io avrei fatto falsificare firme della Mussolini. Vorrei ricordare che finora l’unica condanna, attraverso l’istituto del patteggiamento, è stata per coloro che quelle firme le hanno falsificate davvero. Basterebbe controllarle quelle firme per capire quale castroneria si sostiene oggi».
Nelle settimane precedenti le Regionali quale fu l’input che diede ai suoi collaboratori?
«L’input? Prendere voti. Quella a cui stiamo assistendo è una balla inventata a tavolino. Io facevo i comizi non i colpi di Stato. Le informazioni false furono assunte su di me quando presero un signore di 80 anni di religione ebraica e gli fecero dire, nientemeno, che mio padre lo aveva torturato senza rendersi conto che mio padre a quell’epoca aveva 12 anni... Ma voglio andare oltre: se pure mio padre fosse stato un SS cosa c’entravo io? Ci si rende del metodo che viene adottato? Anche su questo Rutelli tace».
La tempistica di questa offensiva giudiziaria quale considerazioni le suscita?
«Nel mio caso è un ritardo da gravidanza perché gli arresti eseguiti il 7 marzo, casualmente a liste appena presentate, erano stati richiesti al Gip il 16 ottobre ma quest’ultimo era in gravidanza. Quindi persone oggi considerate pericolose furono lasciate libere».
Ma lei è disposto a parlare con i magistrati?
«Non vedo l’ora che qualcuno si decida a formulare una sola accusa. C’è un gran polverone, ho diritto a chiarimenti da parte dei pm. Spero che in questa guerra tra Roma e Milano non si debbano trovare capri espiatori a destra».
È vero che il suo portavoce è stato iscritto nel registro degli indagati?
«Un foglietto di carta recapitato non c’è. La domanda va posta al magistrato».
Fassino dice che lei dovrà rispondere di «responsabilità politiche».
«Si preparano a pronunciare la mitica frase: non poteva non sapere. Nella consapevolezza che non c’è proprio nulla se non una macchinazione infame».
Ritiene che questa vicenda finirà per influenzare il voto?
«Mi vogliono intimorire, e questa volontà è una conseguenza della rimonta del centrodestra. Mi auguro che questa vicenda provochi un effetto boomerang e faccia riflettere sulla parola regime. Provate a immaginare cosa sarebbe l’Italia con Diliberto ministro della Giustizia».
Cosa l’ha più ferita delle cose scritte in queste settimane?
«Diciamo che è una sorpresa quotidiana.

Ogni giorno è la penultima».

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