nostro inviato a Lipsia
Signorina Granbassi, se le dicono bella e brava, quale aggettivo preferisce?
«Col brava si ottiene qualcosa, bella serve se devi andare a un concorso o in tv. Però un complimento non può mai dare fastidio. Mi piacerebbe un compromesso: brava e carina».
Però, visti gli occhi, i capelli biondi e il resto, si sentirà un po miss? Soprattutto ora che ha vinto la Coppa del mondo?
«La bellezza non condiziona mai la performance sportiva. La coppa è stata inattesa, non mi sentivo ancora pronta. Ho vinto una sola gara, a Seul, e ottenuto buoni piazzamenti. Adesso mi concentro sul prossimo obiettivo: ottenere una medaglia ai mondiali. Poi la voglia corre alle Olimpiadi».
Dopo aver vinto si è sentita diversa, più cercata?
«No, ma vorrei aver acquistato un po di faccia tosta, che serve. Forse sono diventata più sicura e determinata. Ero una eterna piazzata, ora cerco listinto del killer sportivo».
Se dovesse scegliere tra il carattere di Montano e quello della Vezzali: due medaglie doro, per intenderci?
«Ad ognuno sta bene il suo. Ma se dovessi, vorrei più veleno. Chiaro a chi alludo?».
Tira di fioretto, eppoi....
«Amo larte, mi perdo davanti a De Chirico, Carrà, alla pittura del Novecento. Non sono esperta, ma ho una passione coltivata da bambina. Ho preso da papà, in lui cè la vena artistica. Poi amo il mare. Soprattutto ora che abito a Narni, in Umbria, per stare vicino al mio maestro e al mio fidanzato. Quando torno a Trieste, dove sono nata, mi piace andare sul molo, stare da sola, guardare il mare, ascoltare il vento. Un giorno imparerò ad andare a vela, è impensabile che una triestina non ne sia capace».
Invece cosè la scherma?
«La scherma è arte costruita sulla tecnica. Mia madre lha amata e io sono lultima di quattro fratelli tutti passati dalle sale darmi. Dentro ci metto la mia arte. Essere creativi, in pedana, è importante. Ci sono i ragionieri che sbagliano poco e i creativi che spesso hanno la testa fra le nuvole. Infatti io sono molto distratta. Ed anche ansiosa».
E da grande cosa le piacerebbe fare?
«Mio nonno Remo è stato giornalista, caporedattore al Piccolo di Trieste, fondò un giornalino per ragazzi intitolato Mastroremo, che era il suo nomignolo, è stato uno dei primi giornalisti radiofonici. Mio papà è professore di Scienza della comunicazione. Io vorrei seguire londa familiare: giornalismo, tv. Ma la tv mi piace quando la finzione è realtà».
Se le proponessero un reality?
«Finora in tv ci sono stata poco.
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