La Grande Brera ricomincia dagli abiti di Armani

Centocinquanta vestiti dal 25 settembre Palazzo Citterio polo del contemporaneo

La Grande Brera ricomincia dagli abiti di Armani
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Si apre una grande stagione per la Grande Brera, e non è solo una questione di numeri. Da questo mese e per tutto il prossimo anno, il programma espositivo della Pinacoteca, di Palazzo Citterio e della Biblioteca Nazionale Braidense si presenta denso e variegato, con interessanti incursioni sul contemporaneo, il digitale, la moda. Si comincia proprio con la grande mostra sui cinquant'anni di moda di Giorgio Armani, esposizione suggestiva - la prima in assoluto di questo genere in Pinacoteca - voluta dallo stilista, intervenuto nei primi sopralluoghi prima di lasciare il testimone ai suoi collaboratori nel periodo più duro della malattia. Centocinquanta abiti dell'Archivio Armani in dialogo con i pezzi del museo, per una mostra "rigorosa", come anticipa il direttore generale di Brera Angelo Crespi: "Armani è stato nostro vicino di casa, qui a Brera, ed è nume tutelare per la città al pari di Fontana: per due mesi, senza variazione sul costo del biglietto, la Pinacoteca ospiterà il genio dello stilista, da anni anche membro onorario dell'Accademia di Brera". Inaugurazione il 24 settembre, nel pieno della settimana della moda: sarà l'evento più atteso.

Non è solo una questione di numeri, si diceva, ma qualche cifra va pur data: la Grande Brera macina pubblico (domenica scorsa 2700 visitatori in Pinacoteca, 1080 a Palazzo Citterio) e l'anno si chiuderà con 600mila biglietti staccati e un indotto stimato di 500 milioni di euro. Nota dolente: la carenza d'organico: "Servirebbero una trentina di persone in più per poter aprire Citterio a pieno ritmo (ad oggi visitabile solo 4 pomeriggi la settimana, ndr)", spiega Crespi, che spera nell'imminente concorso pubblico e assicura, previo accordo con i sindacati, l'apertura completa da gennaio. Intanto, le gru si muovono nella vicina Mediateca, anch'essa parte del polo di Brera: Crespi annuncia che riaprirà al pubblico in aprile "con un progetto che non posso ancora esplicitare". In Pinacoteca e a Palazzo Citterio si lavora, e parecchio, "per consolidare l'immagine del museo anche attraverso le mostre", ci dice la vicedirettrice Chiara Rostagno.

In Pinacoteca, a maggio, una chicca: la prima mostra mai fatta su Giovanni Agostino da Lodi, artista cinquecentesco attivo tra Milano e Venezia. Ma è Palazzo Citterio a prendersi la scena, grazie a un cartellone che lo trasforma in punto di riferimento del contemporaneo in città: da ottobre apre un'ampia retrospettiva sulla poliedrica artista Bice Lazzari (1900-1981) e nel 2026 tris d'autore con la retrospettiva sul fotografo, legatissimo a Milano, Giovanni Gastel, l'incursione speciale di un'opera dell'artista sudafricano William Kentridge che omaggia Giorgio Morandi nell'ambito della mostra diffusa tra Brera, Museo del Novecento e Palazzo Reale "Metafisica&Metafisiche" e, infine, Mimmo Paladino che esporrà in Sala Stirling la serie "Dormienti". Nella stessa sala tardo brutalista ("che richiede interventi site specific", dice Crespi) dal 30 ottobre vedremo l'installazione del milanese Giovanni Frangi, sul ledwall della biglietteria di Citterio troverà invece spazio l'arte digitale d'autore prima con Quayola e poi Debora Hirsch mentre il (fotografatissimo) tempietto temporaneo ideato da Mario Cucinella nel cortile ospiterà da novembre un'installazione di Alice Zanin.

In biblioteca in arrivo mostre "libresche" tra cui una dedicata ad Edoarda Masi, sinologa e bibliotecaria alla Braidense dal '61 al '73, una sul dialogo tra Pier Paolo Pasolini e Yukio Mishima e

una su Umberto Eco. A sorpresa, in un nuovo felice connubio tra moda e cultura, dal 10 ottobre tra i libri compariranno altri tesori: in mostra i gioielli anni Trenta della collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

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