Un Grande Centro che ha sapore di Prima Repubblica

Giancristiano Desiderio

La verità è una cosa strana: tutti la conoscono, ma nessuno la dice. Poi, qualcuno la urla, ad esempio Clemente Mastella, e allora tutti fanno finta di stupirsi. Perché? Forse, perché, come diceva Caterina Caselli «la verità ti fa male, lo so». Ciò che fa male sapere è che Casini voleva tradire Berlusconi con Mastella per fare il cosiddetto Grande Centro, ma poi se l’è fatta sotto e ha rinunciato per ripiegare sul «Piano B»: provare a fare le scarpe a Berlusconi e prenderne il posto alla guida della Casa delle libertà e da lì fare più comodamente il Grande Centro. Ora che questa verità è venuta fuori, che si fa? La si ignora? Si fa buon viso a cattivo gioco? Ci si accontenta di qualche smentita e, come diceva un’altra Ombretta Colli, «facciamo finta che tutto va ben, tutto va ben»?
La verità, quando viene a galla, produce effetti che vanno al di là delle intenzioni e delle azioni degli uomini. Lo ricorderete: tutti noi ci siamo dovuti sorbire lezioni di lungimirante strategia politica dai tre Cavalieri dell’Apocalisse: Pier Ferdinando Casini, Marco Follini e Bruno Tabacci. Il primo, sostiene che l’incerta maggioranza di Prodi, assediata dalla sinistra estrema, non deve sbrigarsela da sola, ma va aiutata e quindi «allargata» al centro e l’Udc è pronta a sacrificarsi per il bene dello Stato e del Paese. Il secondo, sempre saggio come una formica, non dimentica mai di ricordarci le virtù del moderatismo e i vizi del berlusconismo. Il terzo non si distrae mai e ci spiega che l'attuale bipolarismo non funziona e perciò va smontato e poi rimontato a immagine e somiglianza di Tabacci, naturalmente. Che cosa ne è ora di questi annunci apocalittici? Spazzati via dalla Bocca della Verità: Mastella. È la fine del progetto di Casini e dei suoi Cavalieri della Tavola Apparecchiata che volevano far fuori il Cavaliere. Guardiamo meglio questo progetto.
Quando Casini parlava di «allargamento» e Tabacci chiedeva un «bipolarismo omogeneo», in realtà perseguivano (è meglio parlare al passato) tre cose: il ricongiungimento di tutti i democristiani in un solo partito; la fine politica di Berlusconi e la nascita di una nuova leadership che avrebbe dovuto rappresentare il Grande Centro; la nascita, per contraccolpo, di una sinistra modello europeo Pse, più una forte area comunista. Per Casini e Tabacci questa Casamicciola politica doveva essere il preludio al nuovo e omogeneo bipolarismo in cui i simili stanno con i simili (i democristiani con i democristiani e la sinistra con la sinistra), mentre le tre nuove forze del panorama politico italiano (Forza Italia, An e Lega) sarebbero state automaticamente ridimensionate. Il Grande Centro sarebbe diventato quello che il filosofo Leibniz chiamava l’Armonia Prestabilita: infatti, spostandosi una volta a sinistra e una volta a destra avrebbe assicurato all’Italia e agli italiani sempre la governabilità e un esecutivo responsabile che, per dirla col miglior Tabacci nelle vesti di Pangloss, «saprebbe riconoscere l’interesse nazionale». Insomma, l’Italia sarebbe uscita dalla stagione del bipolarismo segnato dal berlusconismo e dall’antiberlusconismo e sarebbe entrata nel Migliore dei Mondi Possibili.
Il fallito progetto di Casini è la brutta copia della Democrazia cristiana. È il vecchio sistema centrista della Prima Repubblica che si voleva riproporre al di fuori dei suoi confini storici. Chi ancora vuole un nuovo bipolarismo con un Grande Centro insostituibile, sogna una nuova edizione della «repubblica dei partiti» e vuole bloccare l’affermazione della democrazia dell’alternanza. Certo, l’attuale forma del bipolarismo non è un paradiso, ma sappiamo che il governo Berlusconi ha lavorato bene e come sono andate le cose. Ci sono forze e uomini politici che «soffrono» per la loro collocazione. Ma nessuno vieta ai cattolici che stanno a sinistra di lasciare i compagni antagonisti e comunisti e antioccidentali per albergare nella Casa delle libertà. Non lo fanno perché in fondo stanno bene dove stanno? Non lo fanno perché c’è Berlusconi? È un problema loro, non del centrodestra che, con Berlusconi, ha riunito le tre forze politico-culturali più vitali di fine secolo: liberale, cattolica, nazionale. Allo stato attuale il leader di Forza Italia è l’unico politico capace di dare forma al centrodestra: cosa fondamentale perché mentre il centrosinistra in Italia è un prodotto della natura, il centrodestra è una pianta che va innaffiata, benché sia diffusa a livello popolare in tutto il Paese.

Date a Casini un buon annaffiatoio.

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