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«La grande crisi causata dai mancati controlli Si deve cambiare: così»

«Sono dell’idea che il vino cattivo servito ai risparmiatori negli ultimi anni di crisi finanziaria sia ancora nei circuiti delle grandi banche, americane soprattutto. Pertanto ritengo che anche nel 2010 il settore bancario possa attraversare qualche fase di difficoltà». È la previsione fornita da Giampiero Cantoni, imprenditore, uomo politico ed esperto del settore finanziario, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, «Le banche e la crisi. Storia, etica, problemi, soluzioni» (edizioni Spirali). Eletto presidente della Fondazione Fiera Milano e presidente di Bnl dall’89 al ’94, Cantoni crede che lo tsunami finanziario debba condurre a profonde riflessioni, in primo luogo sulle regole alla base del sistema. «Più che un aumento delle regole - ha detto il presidente della commissione Difesa del Senato - auspico un aumento dei controlli, perché tra gli elementi che hanno favorito la nascita di questa grande bolla finanziaria c’è stata una carenza di controlli da parte delle autorità competenti». Sul tema è tornato anche Roberto Ruozi, ex rettore della Bocconi, il quale ha osservato come «l’applicazione delle regole non dipenda dalle regole stesse, ma dai comportamenti delle persone. E chi vuole eludere o violare le regole vince sempre perché è più lesto del regolatore». Ruozi si è invece dimostrato più ottimista di Cantoni circa le ripercussioni della crisi sui risparmiatori: «Nel nostro Paese i piccoli investitori non avranno particolari problemi, come del resto è stato fino a ora. E il merito è anche della Banca d’Italia, che è riuscita a mettere gli istituti finanziari sotto pressione con largo anticipo, in modo da tutelare i risparmiatori».
Anche Cantoni ha apprezzato l’operato di Bankitalia che, a suo giudizio, «è stata protagonista di una moral suasion che ha permesso di limitare i danni».

Ruozi, per il sistema bancario italiano, ha inoltre preconizzato un ritorno alle origini, con una rifocalizzazione del business sulla concessione del credito, «nello stesso interesse degli istituti». E in Italia tale processo dovrebbe attuarsi in modo spontaneo, senza l’intervento statale.

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