da Motegi
È giustamente orgoglioso Livio Suppo. È il responsabile del progetto Ducati MotoGP e si gode questo momento straordinario. «Abbiamo conquistato il titolo - dice euforico - con moto e gomme che non avevano mai trionfato prima nel mondiale e con un pilota che non solo non aveva mai vinto un titolo, ma nemmeno una gara in MotoGP». Ecco perché il mondiale di Stoner, della Ducati e delle Bridgestone deve essere considerato come un'impresa leggendaria: è veramente qualcosa fuori dal comune e imprevedibile. «C'è stato qualcuno dall'alto che ci ha dato una mano - continua Suppo -, perché noi avremmo dovuto continuare anche nel 2007 con Gibernau e Stoner con il team Honda di Cecchinello. Lui non era la nostra prima scelta, così come la Ducati non lo era per Casey: e, invece, insieme siamo diventati campioni del mondo».
Insomma, c'è anche un po' di casualità in questo trionfo. «Casey mi è sempre piaciuto moltissimo - prosegue Suppo - e a metà agosto 2005 avevo parlato con suo papà Colin. Mi affascinava il suo modo di guidare sopra le righe e sempre a tutto gas, con uno spirito molto vicino a quello della Ducati. In quel periodo, però, la nostra Desmosedici era considerata una moto molto difficile e lui era ancora troppo ragazzino (aveva vent'anni, ndr). Per questo motivo abbiamo poi puntato su Gibernau per il 2006. Ma, naturalmente, continuammo a seguire anche Stoner». Quindi rivela: «Per il 2007 avevamo puntato su Melandri o Hayden, ma il team del primo fece valere unopzione e il secondo rinnovò con la Honda... a fine agosto eravamo senza pilota...». A quel punto bisognava scegliere tra Gibernau e Stoner. E pensare che nel 2003, per arrivare al titolo, la Ducati aveva cercato di ingaggiare Valentino.
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