Politica

Il grande inganno dell’Irpef Un miraggio gli sconti fiscali

Lo studio: con le addizionali comunali e i contributi più salati pagheranno più tasse i lavoratori anche a basso reddito e le imprese

da Roma

La storia si ripete. Con questa Finanziaria il governo con una mano dà, con l’altra toglie. Dal beneficio del cuneo fiscale alle imprese annullato - in parte - dalla misura sul tfr, al caso delle addizionali che azzerano (e peggiorano) il carico fiscale sulle famiglie (ed ancora una volta, sulle imprese). Con questa manovra si ripropone il caso dell’Eurotassa, quando tutti i benefici fiscali legati al rimborso del 60% dell’imposta straordinaria per entrare in Europa vennero «mangiati» dalle addizionali regionali e comunali. D’altra parte il presidente del Consiglio è lo stesso; così è lo stesso il responsabile della politica fiscale. Con il risultato che anche quei contribuenti (a basso reddito) che - sulla carta - contavano di vedere ridotto il prelievo fiscale sulle loro buste paga, in realtà pagheranno più tasse. Soprattutto se sono proprietari di casa.
Il fenomeno era stato già fotografato dall’Isae, istituto pubblico che dipende dal ministero dell’Economia. La tabelle allegate all’audizione parlamentare del presidente Alberto Majocchi già indicavano come le famiglie svantaggiate dalla riforma dell’Irpef erano più di cinque milioni. Ma se agli effetti prodotti dalle nuove aliquote Irpef si aggiungevano anche quelli innescati dalle addizionali comunali e regionali, il numero delle famiglie «toccate» raddoppiava. Si trattava, però, di studi macroeconomici.
Anche Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, aveva detto in Parlamento che i benefici fiscali prodotti dalla nuova Irpef sarebbero stati «erosi» dall’aumento dei contributi e dal drenaggio fiscale. E che solo chi dichiarava redditi fra i 9 ed i 15 mila euro poteva beneficiare della nuova curva Irpef. Ma gli effetti positivi si riducevano a 60 euro all’anno per i redditi intorno ai 23mila euro.
A completare i calcoli (e a svelare l’operazione del governo) arriva un documento elaborato dall’ufficio studi degli Artigiani di Mestre. Un lavoratore dipendente single, che vive in una casa in affitto, avrà un beneficio fiscale netto dalla riforma Irpef di 4 euro all’anno. Ma a patto che il comune in cui abita decida di non toccare l’addizionale Irpef comunale. In caso contrario, lo stesso lavoratore, proprietario di casa, che vive in un comune che decide di utilizzare l’addizionale Irpef e la tassa di scopo sull’Ici pagherà 142,7 euro di tasse in più. Se un lavoratore con lo stesso reddito ha anche moglie ed un figlio e vive in un comune che non tocca le addizionali, pagherà 315 euro di minori tasse. Ma se vive in un comune che utilizza tutte le addizionali a disposizione, pagherà 168,6 euro di tasse in più.
Se dai 25mila euro si passa a 40 mila euro, la situazione peggiora. Il single di un comune virtuoso pagherà 13,6 euro in più all’anno. Ma se vive in una grande città (ad eccezione di Milano e Venezia) ed è anche proprietario di casa, pagherà più tasse (per il ritocco delle addizionali) per 224,3 euro. Lo stesso vale anche per il contribuente con 40mila euro e moglie ed un figlio a carico. Se è in affitto e in un comune virtuoso, pagherà 82,5 euro di Irpef in più, nonostante gli assegni familiari. Ma se abita in una casa di proprietà ed il proprio comune utilizza a fondo le addizionali, l’aumento dell’imposizione fiscale sarà di 128,1 euro all’anno.
La tattica della mano che dà e della mano che toglie si ripete anche per le imprese. Le macro-cifre della manovra indicano uno taglio del cuneo per 2,5 miliardi, a fronte di un trasferimento all’Inps di un flusso di tfr di 6 miliardi. Ma se dal bilancio dello Stato, passiamo a quello delle imprese, si vede che per un impresa individuale con quattro dipendenti a fronte di un beneficio del cuneo di 332 euro e di un miglioramento dell’Irpef, il peso dei contributi previdenziali, i maggiori oneri burocratici e l’impatto della deducibilità fiscale delle auto di servizio, finiscono per appesantire il carico fiscale. Appesantimento che oscilla fra i 691 euro per un’impresa con redditi fino a 15mila euro ai quasi 1200 euro per una da 40 mila euro.
Questo tipo di scorciatoie il governo le applica anche nei confronti dei suoi ministri e dei suoi parlamentari. Ha fatto credere alla Levi Montalcini che dava maggiori risorse alla Ricerca, mentre i nuovi fondi arrivavano da altri capitoli della Ricerca.

Così come ha fatto credere a Pallaro di garantirgli risorse aggiuntive per gli imprenditori italiani nel mondo, mentre arrivavano da fondi della Farnesina.

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