È grande perché offre una chance a chiunque

Da oltre vent’anni scappo regolarmente a Londra per respirarne l’aria libera e internazionale. Molto prosaicamente, l’impatto con la grandezza della città - almeno per noi italiani - si nota subito perché, sia con la liretta che con l’euro, al cospetto della sterlina ti senti un poveraccio. Londra è il Paese di Bengodi se hai dei «vizietti» e cerchi il meglio. Non posso avventurarmi in analisi socioeconomiche, parlo delle mie piccole manie. Colleziono scarpe e il nipote dell’eroe del ring Primo Carnera confeziona le più ambìte in mezzo mondo; raccolgo giacche di tweed e le vecchie sartorie di Savile Row non hanno rivali. Per la musica - che è il mio lavoro - non c’è città altrettanto effervescente. Qui si sono riuniti i Cream e i Led Zeppelin; qui accanto ai grandi nomi trovi nella stessa sera decine di concerti di culto, senza parlare dei teatri, che propongono a getto continuo produzioni di tendenza. Si può obiettare che questi non sono motivi seri per valutarne la grandezza, ma Londra è grande in tutto. Anche nel cibo - seppur non propriamente inglese - con i suoi ristoranti ha superato le tradizionali capitali culinarie. E poi la multietnicità e l’integrazione: ci sono botteghe, dalle più lussuose alle più sgarruppate, di tutte le nazionalità, così come banchieri, poliziotti e imprenditori arabi, cinesi, africani. Di ora in ora il mito del conservatorismo inglese si trasforma in fantasia e creatività senza dimenticare la tradizione.

Forse il vero segreto è questo: è cara ma c’è una chance per tutti. Se non puoi entrare in un club esclusivo, puoi sempre immergerti nella storia, nel pub un tempo frequentato da Kipling, dove anche chi si ubriaca lo fa (naturalmente) in grande.

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