Giampaolo Pozzo, 69 anni, festeggia le nozze d'argento con l'Udinese, sostiene che questa è la più bella della sua gestione. Ma il patron non c'era ancora nell'83 quando arrivò il brasiliano Zico, fra i migliori calciatori della storia, ad affiancare Pietro Paolo Virdis. «Questa è una bellissima Udinese - racconta l'ex attaccante sardo di 53 anni, oggi commentatore -, che dà spettacolo e ottiene risultati notevoli. Nell'84 sfiorammo la qualificazione Uefa, per una società di provincia fu una bella impresa».
Di Natale calcia come Zico.
«Fantastico. E' stato capocannoniere con 29 gol, era inattesa la riconferma a quei livelli. Ha grandi qualità, affinate anche su punizione. Il paragone non è azzardato, con la maturità dà il meglio».
All'epoca c'erano pure Causio, l'azzurro De Agostini e Massimo Mauro.
«Zico e io eravamo nettamente più forti di Sanchez e Di Natale... - scherza Virdis -. Il cileno è stato un grande colpo, ora lo vogliono tutti, ha talento».
La differenza è in panchina, Guidolin più bravo di Enzo Ferrari, ora ad della Triestina?
«Sono cambiate le tattiche, da uomo a zona. Zico debuttò a Genova con un 5-0, anch'io feci doppietta, due domeniche fa questa Udinese ha battuto il Genoa 4-2. Siamo lì...».
La difesa il tallone d'Achille bianconero, oggi come allora.
«Benatia deve migliorare la concentrazione, Zapata si distrae di meno e domenica ha regalato la chicca di un gol di sinistro».
L'Udinese è in A da 16 stagioni di fila, solo Inter, Milan, Lazio, Roma e Fiorentina vantano una serie più lunga.
«Il segreto è selezionare e crescere i campioni. I 100mila abitanti di Udine si sono abituati al grande calcio, sono pretenziosi, ma rendono piacevole la vita in città. Zico arrivò perchè la Zanussi voleva farsi conoscere, il presidente Mazza e il braccio destro Dal Cin avevano grandi idee».
«Con Bierhoff - ricorda Franco Causio, domenica commentatore per Sky di Udinese-Inter - i bianconeri arrivarono terzi, nel 97-98, con i 27 gol di Bierhoff, appoggiato da Amoroso e Poggi. Anche il brasiliano vinse poi la classifica cannonieri, Di Natale può ripetersi: a me nella punizione del 2-1 ha proprio ricordato Zico».
Causio, lei abita a Udine da 26 anni, quindi studiò anche la squadra di Zaccheroni.
«Partì con la difesa a 4, passò al 3-4-3 per caso, con l'espulsione di un difensore, a Torino. Battè nettamente la Juve, si affacciò persino in testa. Oggi corrono molto gli esterni: Armero e Asamoah a sinistra, Isla e Pinzi a destra, guidati da Inler. Davanti i due brevilinei non danno punti di riferimento alle difese».
Chi era il regista dell'Udinese di Zac?
«Bierhoff: smistava palloni arretrando, anche di testa, valorizzò i gregari Helveg e Bachini, Giannichedda e Walem. Come brillantezza siamo lì, non dimenticherei la prima Udinese di Guidolin: nel '99 eliminò la Juve nello spareggio Uefa, dopo avere perso al Friuli con il Perugia, l'ultima giornata, il treno per la Champions. Certo, adesso il calcio è più fisico, meno tecnico. Negli anni '80 c'erano solo due stranieri, ma di qualità, accanto a italiani di livello. Ora in A ogni squadra ha 5-6 stranieri che valgono poco, anche gli italiani sono di qualità inferiore».
Lei lasciò a 39 anni, Di Natale ne ha 33...
«Mi può raggiungere. L'esperienza fa muovere con maggiore raziocinio, si dà via la palla più in fretta. Totò ha motivazioni favolose, ha rinunciato alla Juve perchè a Udine sta da re».
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