Grasso: "I Pm siano autonomi dall'esecutivo" Alfano: "La loro indipendenza non si discute"

A Palermo la giornata di Falcone nell'anniversario della strage di Capaci: 2.500 studenti per un messaggio contro la mafia. Napolitano scrive a Maria Falcone: "Massimo sostegno alle indagini". Grasso: "Non solo la mafia voleva eliminare il giudice". Maroni ricorda misure e successi del governo contro i boss

Grasso: "I Pm siano autonomi dall'esecutivo" 
Alfano: "La loro indipendenza non si discute"

Palermo - "Difenderemo il valore dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura dal potere esecutivo". Lo ha detto, suscitando l'applauso dei giovani presenti nell'aula bunker dell'Ucciardone, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, intervenuto al convegno organizzato per il 18/o anniversario della strage di Capaci. "L'indipendenza della magistratura - ha aggiunto - non è un privilegio di casta. Crediamo ancora che in Italia si possano riuscire a processare anche i 'colletti bianchi' e i corruttori di chi ricopre pubbliche funzioni".

Alfano: "Indipendenza non in discussione" "Il mio è un impegno pubblico: l'indipendenza e l'autonomia della magistratura non saranno mai messe in discussione". E' la risposta-assicurazione del ministro della Giusizia Angelino Alfano al procuratore Grasso. "Il mio è un impegno pubblico: l'indipendenza e l'autonomia della magistratura non saranno mai messe in discussione".

"Boss uomini senza onore" "Ma quale onore? I mafiosi sono uomini senza onore e senza dignità. Riprendiamoci le parole a cui la mafia ha dato un valore distorto come onore, famiglia e rispetto", ha poi detto Alfano. "Loro chiamano infami quelli che collaborano con la giustizia - ha aggiunto il Guardasigilli - ma i veri infami sono loro".

Napolitano: "Diamo il massimo sostegno alle indagini" E' necessario sgomberare il campo da ogni equivoco rimasto in quegli eventi". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scrive in una lettera inviata a Maria Falcone, sorella del giudice assassinato 18 anni fa dalla mafia, letta al convegno organizzato nell'aula bunker del carcere Ucciardone per l'anniversario dell'eccidio del magistrato. "Questa iniziativa - aggiunge il Capo dello Stato - prosegue la stagione dell'impegno civile germogliata dopo la morte di Falcone, di sua moglie e degli agenti della scorta. Una stagione che ha come protagonisti i giovani attivi nell'affermare una cultura ispirata alla legalità".

Il messaggi di Schifani e Fini "L'esempio di rettitudine di Giovanni Falcone resti un punto di riferimento da seguire per noi tutti", lo sottolinea il Presidente del Senato Renato Schifani nel messaggio inviato a Maria e Anna Falcone, le sorelle del magistrato ucciso dalla mafia diciotto anni fa. "Ricorre oggi il diciottesimo anniversario del barbaro assassinio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, straordinario esempio di ferma determinazione e serena dedizione alla legge e alla propria coscienza spinta fino all'estremo sacrificio. Giovanni Falcone - aggiunge il Presidente del Senato - ha donato la sua intelligenza e la sua vita per difendere i nostri valori più importanti, mosso dalla volontà di preservare dall'oppressione criminale il nostro futuro, il futuro dei nostri figli". Il messaggio è stato inviato anche alla Fondazione 'Giovanni e Francesca Falcone'. "Il suo sacrificio - prosegue il Presidente del Senato - ha cambiato molte cose: ha arricchito le nostre coscienze e ha contribuito in maniera decisiva alla diffusione della cultura della legalità e della lotta al fenomeno mafioso, soprattutto tra i giovani. Ed è proprio l'albero di Falcone, quella grande magnolia piantata davanti all'abitazione dopo la sua uccisione, a rappresentare uno dei simboli più concreti e commoventi della lotta per la legalità. Attorno all'albero si riuniranno studenti provenienti da tutta Italia per lasciare un messaggio a riprova del fatto che la mafia non è solo un problema della Sicilia ma di tutti coloro che vogliono un cambiamento. Che la sua tragica scomparsa e il suo esempio di rettitudine - conclude il Presidente Schifani - resti un punto di riferimento da seguire nella vita quotidiana e in ogni comportamento per noi tutti".
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini invita i giovani a "costruire una società in cui il principio della legalità non sia un valore astratto ma un dato più profondamente acquisito". Per Fini è necessario costruire una società dove non ci siano cittadini "più furbi della legge o che la subiscano come sudditi". Bisogna costruire "una società libera fatta da cittadini consapevoli e per questo bisogna investire sui giovani".

Grasso: "Non solo la mafia aveva interesse a eliminare Falcone" "Lui non voleva combattere la mafia e l'illegalità a metà, le voleva eliminare dalle fondamenta. Voleva tagliare le relazioni tra la mafia e gli altri poteri. E su questo le indagini sono ancora attuali" ha il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, durante un incontro con gli studenti sulla Nave delle Legalità, attraccata stamani al porto di Palermo. I ragazzi, partiti ieri pomeriggio da Civitavecchia, in serata hanno avuto modo di confrontarsi con Grasso, il capo dipartimento per la programmazione del Ministero dell'Istruzione, Giovanni Biondi, il responsabile per la legalità di Confindustria, Antonello Montante, Andrea Colucci di Confcommercio e Giulio Bacosi, avvocato di Stato.  "Il rapporto d'amicizia tra noi due - ha detto Grasso - è cominciato dopo il maxiprocesso. Poteva sembrare una persona altezzosa e sprezzante, ma nell'intimità, con gli amici, era una persona diversa: scherzosa, quasi demenziale, e molto affettuosa con i nostri figli. Aveva una grande forza, nonostante le avversità ogni volta si ritirava su ed era pronto a lottare di nuovo". Grasso ha quindi spiegato il mutamento che la mafia ha avuto dalle stragi a oggi: "Ha fatto un salto di qualità, ha capito che le stragi non pagano e cerca di rendersi invisibile. La forza della mafia oggi è questa: non ha visibilità e si ristruttura e si organizza negli affari, diventando sempre più potente". Pertanto, secondo Grasso, è importante educare i ragazzi alla legalità: "I problemi non si risolvono mettendo in carcere i mafiosi, ma se voi giovani riuscirete a costruire una classe dirigente che dica no alla mafia e all'illegalità"

"Più riservatezza nelle indagini" "La verità va cercata ovunque, bisogna farlo magari con maggiore silenzio per ottenere risultati migliori". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, riguardo le nuove indagini sull'attentato fallito all'Addaura contro Giovanni Falcone, al centro di un'inchiesta della Procura di Caltanissetta che indaga sul coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti nella preparazione dell'attentato. Senza entrare nello specifico delle indagini, Grasso ha tuttavia aggiunto: "Non bisogna identificare lo Stato con personaggi infedeli, di infedeli ce ne sono anche nella magistratura. Ma quello non è lo Stato per cui sono morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che rappresentano un patrimonio che non possiamo disperdere e che oggi ricordiamo".

Maria Falcone: prima o poi uscirà la verità "Prima o poi noi italiani sapremo cosa c'é stato dietro le stragi di Capaci e di via d'Amelio" dice commossa Maria Falcone, concludendo il suo intervento nell'aula bunker del carcere Ucciardone, dove si svolge il convegno organizzato dalla Fondazione Falcone, la presenza di migliaia di studenti e dei ministri Maria Stella Gelmini, Roberto Maroni e Angelino Alfano. La manifestazione è cominciata con un filmato su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, immagini che hanno commosso Maria Falcone che dal palco non è riuscita a trattenere le lacrime. Maria Falcone ha sottolineato l'impegno del mondo della scuola nell'organizzazione delle manifestazioni di oggi, per il 18/o anniversario della strage di Capaci. Nel suo intervento ha citato spesso il fratello Giovanni: "per lottare la mafia non ci vuole solo il coraggio ma la voglia di poter guardare negli occhi i nostri figli". Rivolgendosi ai magistrati presenti nell'aula bunker, Maria Falcone ha ricordato le parole che disse il fratello magistrato al pentito Tommaso Buscetta che gli aveva preannunciato la morte se avesse portato aventi le sue indagini antimafia: "Dopo di me altri magistrati continueranno il mio lavoro".

Maroni: "Coesione per impegni difficili" "Non c'é impegno difficile che non necessiti di partecipazione e coesione. C'é più sicurezza insieme, questo è stato anche il motto della festa della polizia che abbiamo celebrato la scorsa settimana, assieme al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano", ha detto il ministro dell'interno, Roberto Maroni, intervenendo nell'aula bunker del carcere Ucciardone. "Oggi è una bella giornata per lo Stato che ricorda Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - ha aggiunto Maroni - per tutti noi sono due esempi di coraggio e determinazione, grazie a loro possiamo cogliere frutti preziosi nella lotta alla mafia".

L'azione del governo contro la mafia Maroni ha ricordato le misure varate dal governo e dal parlamento per la lotta alla mafia, citando le norme contenute nel pacchetto sicurezza: il fondo unico sulla giustizia, l'aggressione ai patrimoni mafiosi, il rafforzamento delle competenze per le procure distrettuali e la direzione investigativa antimafia, il contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti, la modifica della disciplina sulle procedure di scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose, l'inasprimento del 41 bis (carcere duro). Maroni ha sottolineato anche il piano straordinario varato dal governo lo scorso gennaio, articolato in nove punti "il primo dei quali è già stato approvato, vale a dire l'agenzia che gestisce i beni confiscati alle mafie, con sede a Reggio Calabria". Il ministro ha confermato l'apertura di altre sedi dell'agenzia, la prossima sarà a Palermo, invitando la fondazione Giovanni e Francesca Falcone, coordinata dalla sorella del magistrato, Maria Falcone, a collaborare. Il ministro, inoltre, ha ricordato i successi ottenuti negli ultimi due anni nella lotta alla criminalità organizzata, con l'arresto di 5300 mafiosi, "in media otto al giorno - ha evidenziato Maroni - e 360 latitanti, 24 dei quali erano inseriti nell'elenco dei ricercati più pericolosi". "Leggendo le dichiarazioni agghiaccianti di alcuni di questi criminali - ha aggiunto il ministro - mi vengono i brividi

La Gelmini: giovani, cultura contro la mafia "Siete i protagonisti, dovete arricchire la vostra cultura, il senso delle istituzioni e la solidarietà. La criminalità si nutre della paura e dell'ignoranza: con la conoscenza e i valori siete un'ostacolo forte alla sua diffusione". E' l'invito che il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha rivolto agli studenti. Il ministro ha affermato che "l'Italia conta sui giovani", e conta anche sulla "volontà di conoscere e progredire dei giovani". Secondo Gelmini la scuola assume un ruolo importante nel contrasto alla mafia perché è il luogo in cui "ci si trova a svolgere per la prima volta un ruolo attivo nella comunità: la legalità nasce sui banchi di scuola". La cerimonia di oggi "é un'occasione per voi e per tutti per riflettere sull'essere cittadini italiani, uniti dagli stessi valori e principi, ricordando tutte le vittime innocenti di mafia".

I giovani contro la mafia Sono molto giovani, ma hanno le idee chiare. Sanno che devono "stare uniti se vogliono cambiare le cose e costruire un mondo senza mafie". Sono stati ribattezzati "ambasciatori della legalità" e sono arrivati in 2.500 questa mattina a Palermo, a bordo di due navi della legalità (ribattezzate per l'occasione "Giovanni" e "Paolo" in ricordo di Falcone e Borsellino e messe a disposizione dalla Snav) partite da Napoli e Civitavecchia. Obiettivo del viaggio, promosso dal ministero dell'Istruzione e dalla fondazione Falcone, è stato quello incontrare i coetanei palermitani in occasione del 18/mo anniversario dalla strage di Capaci e con loro gridare a gran voce il "no" alla mafia. Consapevolezza, "spirito di squadra" e cultura: è questa la loro ricetta contro le cosche. Dalle 8 del mattino, quando le navi sono attraccate, e fino alla partenza in serata, ad animare la città sono stati i loro striscioni e le loro t-shirt bianche, che sul retro riportavano una delle più celebri frasi di Giovanni Falcone: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". Oggi, a Palermo, quelle idee hanno camminato sulle loro. Ad attenderli sul molo, c'era la sorella di Giovanni Falcone, Maria, che dal palco ha dato il benvenuto ai ragazzi assieme a don Luigi Ciotti, presidente di Libera, arrivato da Napoli, e al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, partito da Civitavecchia. Il tutto mentre in cielo volavano palloncini tricolore e i ragazzi intonavano l'inno d'Italia. Subito dopo per alcuni c'é stata la cerimonia nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, per altri le attività in cinque piazze della città. "Io sono stata in aula bunker - racconta Giulia, 14 anni, sindaco del Consiglio comunale dei Ragazzi di Occimiano (Alessandria) - ed ero molto emozionata. Ho visto delle grandi personalità, tra cui i ministri e Grasso, che fino a oggi mi sembravano irraggiungibili". Nel villaggio della legalità, allestito a fianco dell'aula bunker, gli studenti hanno "disegnato" la legalità mentre attendevano la partenza del corteo della memoria verso l'albero di Falcone. "Combattere la mafia è possibile - afferma Fabio, 14 anni, dell'istituto Giuseppe Oddo di Caltavuturu (Palermo), tra una creazione e l'altra - ma dobbiamo stare insieme". "La mafia porta i giovani a sbagliare - sottolinea Michele, suo compagno - con la cultura la si può combattere".

Pietro, 17 anni, indossa come tutti gli altri studenti del liceo scientifico Tassoni di Modena una maglia gialla con la scritta "La mafia è anche cosa nostra": "Non è solo un affare fra qualche famiglia", spiega. Alessia, 17 anni, di Vibo Valentia, vuole invece lanciare un appello a bambini e ragazzi: "Studiate, informatevi e non credete a tutto quello che sentite alla televisione".

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