Gratosoglio in rivolta: «I grossisti? Ci porteranno solo altri problemi»

Millecinquecento manifesti tappezzeranno la città nei prossimi giorni. «Un modo visibile per dire basta al commercio di falsi». Battaglia quasi personale di Tiziana Maiolo, assessore comunale alle Attività produttive, contro la contraffazione. Una crociata iniziata l’estate scorsa con l’allontanamento degli abusivi tra le viuzze di Brera e proseguita durante la fiera degli Oh bej oh bej in dicembre. «Bisogna cambiare la mentalità agli italiani, fare un’autentica rivoluzione culturale. Così Milano sarà la capitale europea della svolta. Comprare una borsa o una cintura "taroccata" non è un affare, ma una scelta che può avere gravi conseguenze». Personali, perché «si tratta di oggetti realizzati con materiali nocivi per salute, pensiamo ad esempio ai giocattoli». E per il sistema economico: «Finanziare il mercato dei falsi equivale a foraggiare le mafie internazionali - ricorda la Maiolo -. È stata calcolata nel 2007 una perdita secca di 40mila posti di lavoro in Italia, 250mila in Ue». Proprio in concomitanza con la Settimana della moda e a sette giorni dal Mipel (l’esposizione internazionale dedicata al settore della pelletteria, dal 28 febbraio al 2 marzo nel polo di Rho), l’assessore insiste nel «non abboccare all’amo di chi propone griffe a prezzi stracciati. Non è nemmeno solidarietà, visto che chi vende è sfruttato dal racket». Concetto espresso sui cartelloni assieme allo slogan: «Da noi i falsi sono banditi». Inevitabile la domanda sul patto per il trasloco di Chinatown. Risposta: «Il Gratosoglio sembra una buona soluzione, spero serva a separare i grossisti cinesi dai venditori al dettaglio.

Devono imparare a convivere con noi e a rispettare le nostre leggi - sottolinea la Maiolo -. Ma attenzione a generalizzare: l’Italia è sia consumatrice (un italiano su dieci ammette di possedere almeno un prodotto falso, ndr) sia produttrice in proprio di merci contraffatte».

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