Grazie ai nostri sacrifici il dio spread è sazio Altro che risate: ora rischiano Merkel-Sarkò

Lo Borsa e lo spread ringraziano il governo Monti ma soprattutto noi che paghiamo da­zio. Il differenziale tra i tassi di interesse dei nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi è tornato sotto la soglia dei 400 punti base. Il sacrificio, non volontario, dei nostri soldi sull’altare del dio finanza ha prodot­to qualche effetto. Si poteva fare prima, in altro modo, se solo il governo Berlusconi avesse avu­to la stessa benevolenza da parte di Quirinale, sinistra, sindacati e media. Adesso,però, traballa il rating di Francia e Germania. Standard & Poor's: "Possono perdere la tripla A"

Grazie ai nostri sacrifici il dio spread è sazio Altro che risate: ora rischiano Merkel-Sarkò

Lo spread ringrazia, il governo Monti ma soprattutto noi che paghiamo da­zio. Il famigerato divario tra i tassi di interesse dei nostri titoli di Stato e quelli tedeschi è tornato sotto quota 400 e que­sto è un bene. Il sacrificio, non volontario, dei nostri soldi sull’altare del dio finanza ha prodot­to qualche effetto. Si poteva fare prima, in altro modo, se solo il governo Berlusconi avesse avu­to la stessa benevolenza da parte del Quirinale, della sinistra, dei sindacati e dei mass media. La macelleria tutta tasse di Monti è più protetta della reliquia di Padre Pio. Non si capisce per­ché, ad esempio, il capo dello Stato abbia con­cesso al professore di agire con un decreto leg­ge che rifiutò per questioni di principio ( deve es­sere il Parlamento a decidere) la sera del 2 no­vembre a Berlusconi, facendo arrivare il suo «no» nel bel mezzo di un drammatico Consiglio dei ministri (il decreto cento misure del duo Brunetta-Sacconi che avrebbe sortito più o me­no le stesse conseguenze di quello Monti). Ma lasciamo stare il passato, anche se è storia che da quel «no» nacque la fine del governo Ber­lusconi. Ora il problema è andare avanti. Fer­mare Monti a metà del guado sarebbe peggio che averlo fatto partire. Ma è chiaro che Berlu­sconi ( tantomeno Bersani) non ha nessuna vo­glia di mettere il suo nome sotto una simile ma­novra. Votare la fiducia, anziché i provvedimen­ti uno per uno, può salvare la coscienza e forse anche la faccia. Tanto che gli ultimissimi son­daggi danno in crescita il Pdl. Segno che la gen­te si sente più tutelata dai politici che dai profes­sori. E probabilmente, al netto dei noti proble­mi della casta, non sbaglia. Senza qualcuno che ci difenda da poteri oscuri e lontani ci sentiamo meno sicuri. Il fatto che il premier rinunci allo stipendio in maniera plateale poi non ci tran­quillizza per nulla. È un signore molto ricco, con un vitalizio da senatore a vita, che ci tratta come scolaretti ossequiosi. Si tenga i soldi e se davvero vuole combattere gli sprechi, invece che darci le briciole del suo desco, abbia il co­raggio di proporre di dimezzare il numero dei parlamentari e i loro compensi.

Ci provi, così in aula lo impallinano senza pietà e addio il «Salva Italia». P.S. In serata l’agenzia Standard & Poor’s ha annunciato l’imminente declassamento di Francia e Germania. Anche i palloni gonfiati, come Sarkozy, prima o poi vengono al pettine. E scoppiano.

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