Lo spread ringrazia, il governo Monti ma soprattutto noi che paghiamo dazio. Il famigerato divario tra i tassi di interesse dei nostri titoli di Stato e quelli tedeschi è tornato sotto quota 400 e questo è un bene. Il sacrificio, non volontario, dei nostri soldi sull’altare del dio finanza ha prodotto qualche effetto. Si poteva fare prima, in altro modo, se solo il governo Berlusconi avesse avuto la stessa benevolenza da parte del Quirinale, della sinistra, dei sindacati e dei mass media. La macelleria tutta tasse di Monti è più protetta della reliquia di Padre Pio. Non si capisce perché, ad esempio, il capo dello Stato abbia concesso al professore di agire con un decreto legge che rifiutò per questioni di principio ( deve essere il Parlamento a decidere) la sera del 2 novembre a Berlusconi, facendo arrivare il suo «no» nel bel mezzo di un drammatico Consiglio dei ministri (il decreto cento misure del duo Brunetta-Sacconi che avrebbe sortito più o meno le stesse conseguenze di quello Monti). Ma lasciamo stare il passato, anche se è storia che da quel «no» nacque la fine del governo Berlusconi. Ora il problema è andare avanti. Fermare Monti a metà del guado sarebbe peggio che averlo fatto partire. Ma è chiaro che Berlusconi ( tantomeno Bersani) non ha nessuna voglia di mettere il suo nome sotto una simile manovra. Votare la fiducia, anziché i provvedimenti uno per uno, può salvare la coscienza e forse anche la faccia. Tanto che gli ultimissimi sondaggi danno in crescita il Pdl. Segno che la gente si sente più tutelata dai politici che dai professori. E probabilmente, al netto dei noti problemi della casta, non sbaglia. Senza qualcuno che ci difenda da poteri oscuri e lontani ci sentiamo meno sicuri. Il fatto che il premier rinunci allo stipendio in maniera plateale poi non ci tranquillizza per nulla. È un signore molto ricco, con un vitalizio da senatore a vita, che ci tratta come scolaretti ossequiosi. Si tenga i soldi e se davvero vuole combattere gli sprechi, invece che darci le briciole del suo desco, abbia il coraggio di proporre di dimezzare il numero dei parlamentari e i loro compensi.
Ci provi, così in aula lo impallinano senza pietà e addio il «Salva Italia». P.S. In serata l’agenzia Standard & Poor’s ha annunciato l’imminente declassamento di Francia e Germania. Anche i palloni gonfiati, come Sarkozy, prima o poi vengono al pettine. E scoppiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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