GRAZIE AL GIORNALE RITROVIAMO L’ORGOGLIO

Caro Lussana, l'incontro di sabato scorso nel salone della Provincia è stato sicuramente molto costruttivo ed originale. Raramente la redazione di un quotidiano cerca il confronto diretto con i propri lettori. Di solito questo rapporto è certificato dal numero di copie vendute e da qualche lettera pubblicata ogni tanto.
I giornalisti non dovrebbero essere cittadini come gli altri, hanno maggiori doveri. Anche per questo, io credo, «Il Giornale» sta cercando, con coraggio, una strada diversa, perché chi lo legge pretende, a sua volta, qualcosa di diverso. I lettori intervenuti numerosi all'incontro di sabato, promosso dal gruppo consiliare di Forza Italia in Provincia, lo hanno testimoniato con i loro contributi.
Con la tua guida la redazione di Genova è diventata autorevole verso le numerose altre testate, ma soprattutto i giornalisti si sono lasciati finalmente alle spalle quel complesso di inferiorità verso i colleghi «di sinistra», quella «sindrome del bastardo» (come la chiamavano i più irridenti intellettuali della destra francese) che ha caratterizzato per anni la famiglia del «Giornale», lettori compresi.
Raccolgo, quindi, volentieri il tuo appello a confrontarci e incontrarci più spesso e rilancio. «il Giornale» continui a scrivere quello che non scrivono gli altri quotidiani e denunci con forza quegli esponenti politici che dieci, quindici, venti anni fa sostenevano una posizione, bloccando, ad esempio, questa o quell'opera, favorendo questa o quella iniziativa, ed oggi hanno ancora il coraggio di parlare, di polemizzare, di fermare il futuro della nostra terra. A Genova, c'è un grande bisogno di «memoria storica» che ricordi gli errori, le contraddizioni, la miopia di una classe dirigente Pci-Pds-Ds che, alleata ad una parte della borghesia non sempre degna di questo nome, ha avuto sempre come primo obbiettivo, non certo il bene della città, ma quello del controllo assoluto del potere.
Bene ha fatto «il Giornale» a scrivere le storie nascoste del «sangue dei vinti». Ma c'è anche un'altra storia, una «memoria breve» più vicina a noi, e non meno importante, che ci può far capire perché ancora oggi sprechiamo litri di inchiostro a discettare amabilmente di bretelle, di gronde, di valichi. Delle motivazioni per cui una grande città sembra in una crisi inarrestabile e deve i suoi successi soltanto alle iniziative del Governo.

Ci sono responsabilità da ricercare, da disseppellire, da mettere in luce soprattutto per i giovani ignari che non hanno ancora voluto lasciare Genova di fronte ai tantissimi che lo hanno fatto per trovare lavoro ed opportunità oltre Appennino. Per la Liguria. E per il «popolo», spero sempre più numeroso, del «Giornale».
*Sottosegretario di Stato per gli Affari Regionali

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