«Grazie al governo di Roma e a tutto il popolo italiano»

Prima il grazie: all’Italia, al premier Berlusconi, al ministro degli Esteri Frattini, al presidente della Repubblica Napolitano ma anche al popolo italiano, alla stampa e all’opinione pubblica del nostro Paese «per la posizione coraggiosa che hanno adottato». Poi la promessa, forse il presagio: «Il Paese non sarà diviso, così come accadde quando cadde la monarchia». Ha parlato così ieri a Roma Abdel Salam Jalloud, ex numero due del regime di Gheddafi, il compagno del colonnello fin dai tempi della rivoluzione ma «da vent’anni all’opposizione». «La Libia è una famiglia, la violenza non fa parte della sua cultura», ha spiegato. «Non vi saranno scontri, il popolo resterà unito e tollerante», ha aggiunto convinto Jaloud spiegando che «le tribù libiche non sono fanatiche, sono un modello sociale. E, infatti nelle città liberate non vi sono state aggressioni e i casi di cronaca nera sono stati pochissimi».
L’ex primo ministro ha poi raccontato la sua problematica fuga dal paese, ricordando come abbia cercato di prendere da subito contatti con il Cnt.

«Hanno cercato di convincermi a lasciare la Libia dicendo che una mia uscita sarebbe stata determinante e ho risposto che sarei uscito non per fare dichiarazioni, ma per rivolgermi ai libici quotidianamente, incoraggiandoli alla rivoluzione», ha spiegato Jalloud, precisando di aver tentato la fuga «sei volte via mare e 12 via terra, invano», prima di riuscire a lasciare il paese.

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