Grazie per i ritratti dei grandi genovesi

Grazie per i ritratti dei grandi genovesi

Mi hai preso in parola, caro Massimiliano, stando al tuo ritratto dell’altro giorno di Vittorio Malacalza... perché non fai una rubrica fissa intitolata... che so... «ritratti di Popolo»? Bellissimo «..l'odore della fabbrica come un profumo...» e notevole la personalità dell'uomo. Però, se decidi di fare una rubrica quotidiana, devi fare riferimento anche agli insuccessi degli uomini o agli uomini meno appariscenti e potenti. Per scoprirne l'animus e i silenzi e il dolore. Non abbiamo più voglia di leggere pagine e pagine di politica politicante attuata dai potenti di turno, vogliamo un quotidiano lacerato e lacerante, colmo di stimoli e di passione, vogliamo notizie che ci riguardano.
Prendo a prestito i tuoi stupendi aggettivi: straziante e assoluta/dolcissima e amara, Genova/il tuo pensiero/davanti al cammino del mare/il tuo cuore segreto/celato/nell'assenza di terra/da calpestare/le tue voci di bisbigli/dentro respiri di volti/appartati, severi/le tue braccia/come una pietà/davanti al mondo turbato. Ero una ragazzetta di 10-12 anni, quando Elio De Maria m'infilava un casco e mi appiccicava alla sua moto per portarmi dai suoi genitori e per fare il mare.

Io ero felice e piena di terrore sulle curve del Bracco e sulla moto di Elio. Elio era un corridore di bici, aveva vinto molti premi. Oggi Elio assiste la moglie morente. Tanta gioia per te Massimiliano e tranquillo, non ti scriverò più, non vorrei passare per una rompipalle.

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