Cari milanesi non so come ringraziarvi. Sono ancora frastornato da questa traversata (queste ultime notti sono state molto movimentate e ho dormito davvero poco), ma ho già capito che per me è stata una gran fortuna essere adottato dalla vostra città. Laltra sera il mio scafo è stato più volte percorso da brividi demozione vedendovi a decine di migliaia (qualcuno ha parlato di 150mila) attendere con pazienza il mio passaggio, applaudire il nostro tricolore, trepidare quando la mia mole sfiorava la geometria di case e piazze. E confesso, io ex-killer del Mediterraneo, dessermi commosso dinnanzi al vostro entusiamo, ai bambini che sgranavano gli occhi, agli anziani che mi accompagnavano come si accompagna un parente caro, ai giovani che mi salutavano fotografandomi, alla marea di folla che mi assediava pericolosamente, sedotta anche, posso dirlo?, dalla purezza e dalleleganza della mia forma.
Eppure negli anni scorsi, quandero immobile nel porto di Cremona, il dubbio dessere incompatibile con la vostra vita di città mi era venuto. Mi avvertivo oggetto di una disfatta che non aveva equivalente in nessunaltra avventura marinaresca. Poi, sollevato dallacqua, rimesso a nuovo, con la mia bella elica luccicante, sotto i riflettori, ho cominciato - man mano che il mio milleruote faceva rotta verso Milano - a sentirmi importante. A darmi delle arie, a fare, come dite voi, un poil bauscia. Insomma, io ex-Squalo dei mari, scivolando tra la gente che mi veniva incontro prodiga di elogi, mi sentivo quasi un pavone che fa la ruota.
E oggi sono orgoglioso di fare di Milano la terza città, non di mare, dopo Parigi e Chicago, a vantare un sottomarino. Orgoglioso dessere stato, a sorpresa, il protagonista di una grande festa popolare. Grazie a voi, milanesi, ora sono immerso totalmente in un altro universo, riplasmato, pronto, per una longeva avventura dello spirito.
Laltra notte di fronte agli anziani che mi accarezzavano come un sogno felliniano, ai bambini che giocavano con la meraviglia dei miei riflessi metallici, ai ragazzi che mi costeggiavano con telecamere e cellulari, allesultanza di chi questa impresa ha reso possibile, il radar del mio cuore (mai in disarmo) ha capito che non potrò mai essere solo un pezzo da museo.
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