Caro Massimiliano, Certamente sono d'accordo con Te nel credere che tra le priorità di un buon Sindaco la salvezza del Teatro Carlo Felice non possa essere messa al primo posto e che anche gli stessi dipendenti abbiano commesso alcuni peccati veniali.
Ritengo però che come Pdl abbiamo l'obbligo morale di cercare una soluzione che salvi il nostro maggiore teatro cittadino: Al di là della «crisi mondiale», i guai del Carlo Felice derivano quasi esclusivamente da un buco di cassa: infatti i contributi versati per anni dai lavoratori in un fondo pensione sono «misteriosamente» spariti per colpa di un management designato dalla sinistra. La magistratura ha giustamente condannato la Fondazione a risarcire una decina di milioni di euro ai dipendenti, senza contare le azioni strettamente penali tuttora in corso. La conseguenza immediata di questo fatto porterebbe la Fondazione, nell'imminenza della chiusura del bilancio consuntivo del 2008, a intaccare uno stato patrimoniale già di per sé precario, e di conseguenza - nel giro di qualche mese - la liquidazione coatta amministrativa, con conseguente scioglimento e licenziamento di 300 dipendenti: un terremoto sociale ed economico che la già nostra traballante città non potrebbe sopportare.
Un fatto così grave, da molto tempo prevedibile, è stato affrontato con grande superficialità dalle amministrazioni che si sono succedute, e, per ultima, dalla Sindaco e Presidente della Fondazione Marta Vincenzi, la quale - a dispetto delle sue recenti affermazioni - va annoverata fra i responsabili di questo stato di cose, visto che lei, non altri, presiedeva il Consiglio di Amministrazione che nel 2007 ometteva di mettere nelle poste del bilancio le risorse destinate al Fondo.
L'incapacità gestionale di questa sinistra è riuscita a conseguire un doppio record nazionale: far sparire i contributi versati per anni (e obbligatoriamente) dai lavoratori nel loro Fondo Pensione, e portare il Teatro alle soglie del crack economico e finanziario. Il terzo obiettivo, il licenziamento di 300 lavoratori, è ormai alle porte di questa amministrazione, che potrà così dedicarsi all'ultimo e triste primato: togliere a Genova, dopo i 50 anni passati nell'attesa della sua ricostruzione, il suo Teatro. Nel frattempo la Sindaco si diletta in tavoli e dibattiti, invece affrontare e risolvere in tempi estremamente rapidi e di relativamente facile soluzione: sarebbe sufficiente che Comune e Regione garantissero un mutuo che la Fondazione potrebbe accendere per pagare i propri debiti. Fatto ciò iniziare una politica di estremo rigore e di sacrifici da parte di tutti (Comune, Regione, manager e dipendenti) indispensabile in tempi di vacche magre. Ma ciò per la sinistra vuol dire ammettere una gestione ventennale fallimentare non solo del verde, delle strade, degli asili e della sicurezza, come Tu ricordavi, ma anche nel settore della cultura: inammissibile per gli intellettualoidi progressisti che si ritengono geneticamente superiori a noi, incapaci però di ogni iniziativa.
*Consigliere Comunale
Popolo della Libertà
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