Ci dicono che il nostro non è giornalismo dinchiesta, ma «dossieraggio». Ci richiamano allordine perché dare la notizia non va bene, se protagonista (in negativo) è la terza carica dello Stato. Ci portano in tribunale, perché se il silenzio è doro, tanto rumore vogliono farcelo pagare. In sostanza, il messaggio è questo: scrivere una verità scomoda come quella sul pasticciaccio brutto della casa di Montecarlo non si può, se riguarda il presidente della Camera. Chiederne le dimissioni poi, è un atto di lesa maestà. A ben vedere, è il ribaltamento della realtà. È il linciaggio di chi grida che il Re è nudo. Ecco. Noi, carte alla mano a parte, abbiamo pensato di rispondere moltiplicando la nostra voce. Pubblicando tutti i nomi di chi sostiene il nostro diritto di fare il nostro mestiere, insieme al proprio diritto di sapere, e chiedere persino al presidente della Camera di togliere il disturbo. Intellettuali e cantanti, scrittori e scienziati, imprenditori e registi. Soprattutto, la gente comune. A migliaia, decine di migliaia, avete sottoscritto il nostro appello «Mandiamo a casa Gianfranco Fini», e il fatto che lo abbiate fatto sotto Ferragosto dimostra quanto grande sia lindignazione.
Da sei giorni pubblichiamo pagine intere con queste firme, ogni nome una voce. E per giorni ancora continueremo. Oggi, dopo la querela di Fini e dopo il tentativo di imbavagliarci da parte di Giorgio Napolitano abbiamo voluto fare un inserto speciale. Perché il grido sia più forte ancora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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