Dopo la Grecia Moody's minaccia pure gli Usa

L’agenzia di rating è pronta ad abbassare l’outlook degli Stati Uniti in caso di mancato innalzamento del tetto al debito pubblico, chiesto da Obama, ma bocciato dai repubblicani. Il rischio di default è "piccolo ma in crescita"

Dopo la Grecia Moody's minaccia pure gli Usa

Dopo aver declassato il debito della Grecia sempre più al grado di «spazzatura», Moody’s mette in mora gli Sta­ti Uniti, la maggiore econo­mia al mondo insieme a quel­la della Cina ma anche un pa­chiderma appesantito da de­biti monstre. In particolare, la casa di analisi ha avvisato Washington che il rating so­vrano «Aaa», potrebbe essere messo sotto osservazione per un taglio se non ci sarà «un ac­cordo credibile che porti al­l’innalzamento del tetto del debito con una riduzione del deficit».

L’obiettivo dell’attacco è la battaglia politica in corso tra Repubblicani e Democratici, con i primi determinati a otte­nere dal presidente Barack Obama severi tagli alla spesa per risanare il bilancio. In par­ticolare, se la situazione «non cambierà nelle prossime setti­mane », Moody’s promette di porre «il rating sotto osserva­zione ». Alla fine di maggio la Camera, controllata dai Re­pubblicani, ha infatti boccia­to la proposta di innalzare di 2.400 miliardi di dollari il tetto del debito pubblico (oggi fis­sato per legge a 14.300 miliar­di) in mancanza di un contem­poraneo accordo­con l’ammi­nistrazione sul piano di auste­rity. Il rischio di un default «è molto piccolo ma in crescita», at­tacca Moody’s specificando che un «accordo credibile» sulla ridu­zione del deficit manterrebbe in­vece l’outlook stabile. Il governo ha già fatto sapere che potrà far fronte agli impegni senza aumentare il limite del de­bito fino al 2 agosto, ma trovare una soluzione non pare facile per Obama, visto che rischierebbe di mettere a repentaglio la stessa ri­forma della Sanità, uno dei punti cardini del suo programma. Sen­za contare che a diciassette mesi dalle elezioni per il secondo man­dato, il presidente Usa deve af­frontare anche il problema del­l’occupazione in un mercato del lavoro debole (le richieste di sus­sidio sono scese solo di 6mila uni­tà a 442mila) e un’industria che stenta a ripartire (i nuovi ordini in aprile sono scesidell’1,2%,peg­gio delle attese).

La difficoltà del quadro economico si ripercuote anche sul sistema bancario Usa, anch’esso oggetto delle attenzio­ni di Moody’s che ha messo sotto osservazione i big Bank of Ameri­ca, Citigroup e Wells Fargo paven­tando un taglio. Non è andata me­glio a Goldman Sachs, colpita da un nuovo fulmine giudiziario: il procuratore distrettuale di Manhattan avrebbe infatti richie­sto informazioni sulle pratiche se­guite da uno dei simboli di Wall Street per la concessione del cre­dito durante la crisi. La mossa fa seguito al rapporto della sotto­commissione di indagine perma­nente del Senato che ha accusato Goldman Sachs di aver inganna­to i risparmiatori.

Lo scorso anno Goldman era già stata costretta a pagare 550 milioni di dollari per risolvere una disputa con la Sec, la Consob americana, sul prodot­to Abacus, tramite il quale la ban­ca guadagnava denaro mentre i suoi clienti perdevano. Ma ci sa­rebbe dell’altro.

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