Grecia, resta ancora in bilico il sì agli aiuti

Un accordo sul secondo pacchetto di aiuti per almeno 130 miliardi che consentirà alla Grecia di evitare il fallimento è atteso in serata alla riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles. Dopo mesi di rinvii, in un crescendo di proteste di piazza (che anche ieri hanno animato il centro di Atene) e di polemiche sulla solidarietà europea, tutti gli attori di questa storia infinita concordano che è arrivato il momento di decidere e di decidere per il sì.
«A questo momento sembra che si vada proprio in questa direzione», dichiarava ieri il ministro austriaco delle Finanze, Maria Fekter -; non credo che ci sia una maggioranza che vada in una direzione diversa, perché una strada diversa è enormemente ardua e costa molti molti soldi». Anche il ministro greco degli Affari economici internazionali, Constantine Papadopoulos, ha espresso ottimismo, affermando che ci sono segnali secondo cui i ministri dell’Eurogruppo accetteranno le assicurazioni di Atene per la riduzione del deficit. Al contrario il ministro tedesco dell’Economia, Wolfgang Schauble, secondo fonti citate dal quotidiano Welt am Sonntag, continua a ritenere che le riforme varate dalla Grecia non sono ancora sufficienti. Con un messaggio su Twitter, il premier greco Lucas Papademos, giunto a sorpresa ieri a Bruxelles per «contatti» in vista dell’Eurogruppo cruciale, ha invitato alla prudenza. «Chiedo a tutti quelli che si occupano dei colloqui tra la Grecia e le varie parti dell’Ue ad attendere gli annunci reali, prima di dare conto di risultati», ha messo in guardia il premier.
Secondo indiscrezioni, Papademos ha avuto colloqui con il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, e il presidente dell’esecutivo Josè Manuel Barroso, per risolvere le questioni ancora aperte sugli aiuti e la ristrutturazione del debito, ma anche per accelerare l’uso dei fondi strutturali Ue per sostenere l’economia greca che è in ginocchio. Se non si inverte la tendenza, infatti, i 130 miliardi di aiuti non riusciranno a ridare stabilità e credibilità alla Grecia. Papademos si fermerà a Bruxelles per partecipare all’Eurogruppo con il suo ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos. Una presenza con la quale intende aumentare la pressione sui partner.
Intanto le nuove previsioni Ue sui conti greci hanno messo in evidenza che i 130 miliardi fissati non sono sufficienti per aiutare Atene a portare il rapporto debito-Pil dal 160% di oggi al 120% nel 2020. Con la tendenza attuale, il debito si collocherebbe al 129% del Pil. Per ripianare questo nuovo buco, si sta discutendo della possibilità di ridurre al di sotto del 4% i tassi di interesse sui primi 110 miliardi già prestati alla Grecia, e anche di una proposta della Bce di ridistribuire eventuali guadagni sul suo portafoglio di titoli greci alle banche centrali nazionali.

La prima ipotesi non piace all’Olanda, la seconda è contrastata da Germania, Finlandia e Austria. Resta poi da chiarire se verrà creato un fondo in cui far affluire parte delle risorse da destinare solo al rimborso dei titoli di Stato.

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