Green computing

L’industria informatica è una delle più inquinanti: produce rifiuti poco e difficilmente smaltibili e soprattutto brucia quantità enormi di energia. Però qualcosa sta iniziando a cambiare

Green computing

I centri elaborazione dati (data center) delle aziende e di altre organizzazioni consumano e inquinano molto. Ma rispettare di più l’ambiente conviene e non solo per questioni d’immagine. Le spese operative dei data center, infatti, aumentano in modo vertiginoso per la maggiore “densità” delle infrastrutture e per i crescenti costi energetici.

Oggi costa di più far funzionare un data center per tre anni che acquistarlo. Secondo la società di analisi Idc, i costi di gestione si sono quadruplicati negli ultimi dieci anni e i consumi decuplicati.
Nel 2006, la spesa in energia elettrica per far funzionare tutti i data center è stata di 2,7 miliardi di dollari negli Usa e di 7,2 miliardi di dollari nel mondo.
In pratica per produrre l’energia consumata dai data center ci vogliono quasi cinque centrali elettriche da mille MegaWatt solo negli Usa e 14 per il resto del mondo.

L’energia incide per il 40% sulle spese per i data center negli Stati Uniti e in Europa e Asia la percentuale è anche maggiore. Un centro di medie dimensioni con cento server che consumano 13 kW ciascuno, paga una bolletta elettrica di circa tre milioni d’euro all’anno.
E non sono solo i server a consumare energia ci sono anche tutti i necessari apparecchi ausiliari. Per esempio il sistema di raffreddamento ormai contribuisce per il 60% al consumo complessivo, visto che nell’85% dei casi è sovradimensionato del doppio rispetto a quanto necessario.
Questa tendenza è destinata ad aggravarsi. Nei prossimi dieci anni, la potenza dei data center quintuplicherà; nel 2010 saranno installati 45 milioni di server, per 12mila petabyte di dati memorizzati, contro 8mila petabyte memorizzati in 30 milioni di server nel 2006.

Più efficienza meno anidride
Data center più efficienti, non solo fanno risparmiare sull’energia, ma riducono l’inquinamento abbattendo l’emissione da parte delle centrali termoelettriche dei gas a effetto serra, come l’anidride carbonica. Ogni server spento ci risparmia 11 tonnellate d’anidride carbonica nell’aria.
Ridurre del 45% i consumi di un data center di 25mila metri quadrati elimina oltre 7mila tonnellate all’anno d’emissione, come circa 2mila automobili. È per questi motivi che all’interno delle imprese si sta delineando la figura del “green manager”, che deve coordinare tutte le iniziative per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e delle attività dell’azienda stessa.

L’industria It è infatti in assoluto una delle più inquinanti e non solo per quanto riguarda i consumi; in base a una stima di Idc, nel 2010 ci saranno nel mondo più di un miliardo di computer e server pronti per la discarica.
I leader del mercato dello storage (sistemi di archiviazione dati a disco o a nastri), come Dell, Emc, Hp e Ibm, come pure alcuni produttori più piccoli, stanno affrontando seriamente il problema. Dell, Hp e Ibm, con Amd, Apc, Intel, Microsoft, Rackable Systems, SprayCool, Sun e VmWare (controllata da Emc) hanno fondato, all’inizio dell’anno, il consorzio The Green Grid, che oggi conta una sessantina di membri e ha lo scopo di promuovere architetture per data center più rispettose dell’ambiente e di mettere a punto una metodologia universale di valutazione dell’efficienza energetica dei data center stessi.

Realizzare una data center con consumi ottimizzati comporta una scelta oculata dei componenti e delle architetture, oltre che l’adozione d’opportune tecniche di partizionamento e virtualizzazione per usare solo la capacità effettivamente necessaria e semplificare il sistema.
Inoltre si possono usare software di gestione per monitorare i consumi e razionalizzare lo sfruttamento della potenza, spostando i dati non utilizzati verso risorse di storage secondarie a basso consumo; ridurre o eliminare la duplicazione dei dati; migliorare il tasso di utilizzo dello storage.

Secondo le analisi del 2006 di Enterprise Strategy Group, il 55% delle aziende lascia inutilizzato dal 30 al 50% della capacità di storage a loro disposizione. Una particolare attenzione dovrebbe andare anche all’ottimizzazione dei supporti di storage, che secondo gli analisti di StorageIO Group, contribuiscono per il 37-40% ai consumi dei data center.

I supporti a nastro continuano a essere la tecnologia di storage più efficiente per i consumi e per conservare i dati sul lungo termine, visto che non richiedono né alimentazione, né raffreddamento e, inoltre, mantengono l’integrità dei dati anche per 30 anni.

 

Link:

The Green Grid

Agami Systems

Copan Systems

Ibm

Hewlett Packard

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