Greg Allman, il ribelle salvato da uno «spiritello blues»

LondraCon quell’aria da duro sembra una versione aggiornata di Wyatt Earp (protagonista coi fratelli della sparatoria all’OK Corral); Greg Allman non usa armi ma da 40 anni con la Allman Brothers Band ha inventato un suono esplosivo che tiene alta la bandiera (confederata) del rock sudista. Ai tempi d’oro (quando c’erano il fratello Duane e Berry Oakley, entrambi morti) ai loro concerti radunavano 600mila persone, ma anche oggi gli Allman Brothers sono una band di culto. Personaggio da romanzo di Faulkner, Greg ne ha passate di tutti i colori - non si contano i ricoveri per abuso di alcol e droga - e recentemente ha subito il trapianto del fegato, ma ne è uscito più forte di prima presentando da solo (con ospiti come Dr John) il selvaggio cd Low Country Blues, omaggio alla musica nera, che s’è piazzato ai primi posti delle classifiche americane e comincia a vendere bene anche da noi. «Sono uscito dall’inferno e così ho voluto ringraziare il Diavolo con un disco blues - dice Allman -; mi piace pensare che uno spiritello blues mi abbia preso per i capelli e salvato». La storia del disco è curiosa: «Mi ha telefonato T. Bone Burnette dicendomi: “ho trovato 10mila dischi di blues, un vero tesoro. Ne scelgo una ventina e ci lavoriamo sopra. Così ho rinnovato classici di Sleepy John Estes, Muddy Waters, B.B.King, con la carica del mio caratteristico rock». Quel rock fatto di lunghi assolo che mischiano in un inimitabile cocktail jazz, blues, country, improvvisazione, e che con brani come In Memory of Elizabeth Reed l’ha collocato tra le leggende viventi di questa musica. Nonostante i tatuaggi che gli coprono ogni centimetro di pelle e la vita sulla corsia di sorpasso, qualcuno lo considera un reazionario. «Basta sventolare una bandiera sudista per essere considerati reazionari - ribatte lui - io la sventolo e ne sono fiero, ma credo nella famiglia e nei valori tradizionali. Però mi ribelliamo alle convenzioni, e giù nel Sud negli anni ’70 vedere dei capelloni vestiti di pelle con le Harley Davidson era uno choc. Ci siamo divertiti senza far male a nessuno, solo a noi stessi». A 64 anni gli stravizi sono un (brutto) ricordo: «Facevamo cose incredibili.

Il pianista Chuck Leavell imbottito di coca stese a pugni un toro. E pensare che quando sei fatto suoni davvero male. Ora sono ripartito, vado in tour con gli Allman e poi da solo, a luglio verrò in Italia. Sarò la voce del vecchio rock sudista».

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