La Greta Garbo della letteratura

Djuna Barnes (Cornwall-on-Hudson, New York, 1892 - New York, 1982) fin dalle prime opere diede prova di una fantasia strana e possente. Nel suo libro più noto, La foresta della notte (Nightwood, 1936), una rappresentazione del notturno, del perverso, del sacro, le storture psichiche dei cinque protagonisti sono narrate in un linguaggio barocco, immaginoso e stilizzato, che crea attorno a essi un alone di sospeso orrore elisabettiano, elogiato da T.S. Eliot. La vita e gli scritti della Barnes costituiscono uno degli enigmi più complicati della storia letteraria del ’900, soprattutto per la sua scelta di ritirarsi, nel 1939, in un esilio volontario, nella sua casa al Greenwich Village, proprio nel pieno della gloria, quasi una Greta Garbo della letteratura. Prima di quel passo verso il misterioso e silenzioso, la scrittrice - con Hemingway, Dos Passos, Fitzgerald, Gertrude Stein - era stata una delle protagoniste della Lost Generation della letteratura americana della Parigi degli anni Venti e Trenta.

Di Djuna Barnes in italiano sono stati pubblicati: La passione (Adelphi, 1980), Fumo (Adelphi, 1994), La foresta della notte (Adelphi, 1994) e il carteggio con Emily Holmes Coleman, sua editor e amica: Camminando nel buio (Archinto, 2004).

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