Al grillino non riesce il salto decisivo: Musso sfiderà Doria

(...) Il senatore che aveva sbattuto la porta del Pdl, quando i seggi scrutinati sono quasi 3 su 5, ottiene il 14.76 per cento, mentre le proiezioni definitive fatte dagli esperti dell’istituto Piepoli per la Rai sulla base delle sezioni campione più attendibili lo accreditano comunque di un 15,9 ancora più incoraggiante. Le stesse previsioni danno addirittura Doria fermo al 47 per cento.
Per tutta la giornata si alternano le cifre. E i candidati si illudono o si disperano. L’altalena più incredibile è proprio quella sulla quale salgono gli aspiranti sfidanti. Per la seconda piazza vanno avanti testa a testa il grillino Putti e lo stesso Musso. Ma proprio il rappresentante del Movimento 5 Stelle (13,9 a serata inoltrata) è il primo ad abbandonare le cabale e le consuetudini. Si presenta a Palazzo Tursi e rilascia le prime dichiarazioni. Lui la sua vittoria l’ha già ottenuta. Anzi, non lo dice, ma forse l’idea di non dover affrontare altre due settimane di una campagna elettorale da «mission impossible» lo alletta. Perché il successo ottenuto dalla lista più antipolitica che ci sia è ormai schiacciante e riconosciuto a livello nazionale. Il ballottaggio lo lascia volentieri a Musso. «Comunque vada, ho già vinto - scherza -. «Abituato alle foto? No, affatto, non sono abituato a tanta attenzione, sono un semplice cittadino, un educatore sociale, appassionato per hobby di fotografia naturalistica. Sono abituato a fotografare bruchi e farfalle, non a farmi fotografare. A Genova siamo attorno al 15%, significa che c’è tanta gente comune che vuole contare in politica, gli elettori hanno dimostrato che c’è voglia di cambiamento».
Chi non aspetta troppo i dati definitici è anche Edoardo Rixi. La bastonata alla Lega è già arrivata. A ben guardare, a Genova il Carroccio a Genova perde in proporzione meno che altrove. Ma la delusione resta, anche perché resta pure la convinzione che senza la tempesta in piena campagna elettorale, il risultato sarebbe stato certamente migliore. In giro si vedono soprattutto i candidati cosiddetti «minori», quelli che non speravano certo di vincere o di arrivare al ballottaggio. Ma anche nei point elettorali i «sindaci» non si fanno vedere prima delle 20. Anche i loro telefonini restano muti per tutto il pomeriggio. Poi, elaborati i dati, iniziano a rilasciare le dichiarazioni. Molte di facciate, quasi tutte condite da una sincera delusione.
Pierluigi Vinai si presenta per ultimo, in maglione. È per ammettere la sconfitta, ma anche per indicare al centrodestra, al popolo dei moderati, la strada da seguire per rinascere dalle proprie macerie. Fa di tutto per passare a Musso, senza dirlo mai esplicitamente, un ideale testimone di ultimo baluardo contro l’ennesima sterzata verso sinistra di una città che si conferma la più radicalizzata d’Italia. Va in onda un primo contatto condito da dichiarazioni di circostanza contro gli apparentamenti e i giochetti da segreteria. Ma l’adrenalina da scrutinio non permette certo discorsi diversi.


Anche perché i dati arrivati col contagocce e ogni seggio in più sposta di qualche zerovirgola le percentuali. Alle 22.30 sono solo 482 su 653 le sezioni che hanno chiuso le operazioni. Doria scende ogni volta di più e si ferma al 48,71, Musso registra e spera.

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