Aggrappati alle donne dItalia: non si sbaglia mai. Son diavolo e acqua santa. Diavolo, perché acchiappano lattimo che fugge, graffiano e tirano fuori le unghie. Le vedi perdute, ma poi tirano fuori la testa, ti prendono per il collo, spuntano dalle sabbie mobili che vorrebbero inghiottirle. Acqua santa perché ti risollevano lanimo e il credo. Cè da dare la sveglia? Che sia acqua o terra, volo o tuffo, salto o assalto, ci pensano loro. Ieri ce lo ha ricordato Federica Pellegrini dal suo blog. «Grazie ragazze abbiamo iniziato ad emozionarci... e come sempre sono le donne ad iniziare a vincere». Lunedì le ragazze del dream team del fioretto: inebrianti ed esaltanti. Elisa Di Francisca, la nuova regina, è stata tigre e leonessa, poi Valentina, Valentina Vezzali ha ritrovato occhi di tigre quando tutto sembrava perduto. «Ricordati chi sei!», le ha urlato Di Francisca e lei si è risvegliata fino allurlo liberatorio.
Ieri le ragazze del nuoto ci hanno svegliato da Shangai. Ci hanno detto: «Ehi Italia, ci siamo anche noi!». Ce lo hanno detto Martina Grimaldi e nostra signora del tuffo: Tania Cagnotto, così pocket nel fisico e così grande quando si lascia andare giù dal trampolino. Seconda damigella del nostro harem di campionesse. Cè Federica Pellegrini, con i suoi records e i suoi titoli, ma Tania le sta dietro: ieri ha conquistato il quarto podio in quattro edizioni dei mondiali. Tutto cominciò sei anni fa a Montreal, in Canada: terza nel trampolino dei tre metri, davanti a lei due cinesi. Come ieri nel trampolino da un metro, solo che le cinesi sono cambiate (Shi Tingmao e Wang Han Shi), e lei è ancora lì, nonostante i colpi bassi della sorte.
I mondiali azzurri hanno cominciato a prendere forma e colore inseguendo la scia di Martina Grimaldi, bolognese con lindole bonacciona che nel nuoto diventa squalo e kamikaze, tra bracciate e colpi bassi del nuoto di fondo. Dieci chilometri in una sorta di pentolone bollente, 30 gradi di acqua stagnante nel bacino di Jinshan per conquistarsi il pass olimpico e una medaglia dargento: Martina, 22 anni, poliziotta e studentessa in statistica, single e orgogliosamente «senza fidanzato», è arrivata stremata, ma ce lha fatta, seconda dietro allinglese Kery Anne Michele Payne. Stremata, ma a bersaglio, lei che ogni settimana si sciroppa fra i 90 e i 100 km di nuotate nelle acque difficili di un lago o di un qualunque bacino. Ieri le mani si gonfiavano per il caldo dellacqua, non ha mollato. «Sembrava di nuotare nel brodo, ma ne è valsa la pena», ha concluso mentre la storia azzurra ha raccontato lo psicodramma di Giorgia Consiglio, 21enne genovese partita a caccia di medaglia ma finita nel buco nero di un attacco di panico.
Come non ripensare alle torture recenti di Fede Pellegrini? Qui era peggio: acqua calda, respiro che non tornava più dopo 5 km di bracciate, gambe rigide. Ed ecco urla, pianto, asma, una vecchia conoscenza. Fuori dallacqua e in barella, supplicando: «Ho paura, non mi lasciate sola, è come laltra volta». Vicino a lei cera anche il papà. Poi è tutto finito, ora Giorgia dovrebbe pensare alla 25 km, una gara esasperante. Una gara da pazzi. Appunto!
Ed allora, inseguendo queste storie, come non stropicciare gli occhi davanti alle meraviglie di Tania. La Cagnottina si è giocata il mondiale come una scommessa. Il 20 maggio un incidente in moto, investita da unauto. Stesa: 30 punti al ginocchio, due fratture al polso sinistro. Poteva rinunciare. «Invece lei è una testa dura», ha raccontato papà Giorgio. «Lei è una che tira fuori le palle», ha sintetizzato Maria Marconi, rimasta malissimo per lo sgarbo dellamica che, con rimonta e bronzo, lha messa fuori dal podio (quarto posto e tanto pianto).
Tania si era infilata in finale con lultimo posto delle qualificazioni. È partita pasticciando nel secondo tuffo, poi... «Mi sono data uno scossone, non volevo buttare unaltra gara come nel sincro». E medaglia fu. Con tanta testa dura e tempra del campione. Tania si sentiva a corto di allenamento per aver lavorato solo due settimane dopo lo scontro, allora si è allenata anche la sera prima e la mattina stessa della gara. «Sentivo il bisogno di farlo, mi mancavano i tuffi. Meglio stanca, ma allenata», ha raccontato. Pensate se fosse successo in altri sport.
Ecco, questo è un segreto delle donne dItalia: mai mollare e lasciare nulla di intentato.
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