Semplice, riconoscibile e appropriato. Memorabile, durevole e versatile, nelle dimensioni e nei colori. Ci si aspetta molto da un logo, eppure, quelli passati alla storia, sono tutti minimali, nella maggior parte dei casi in bianco e nero, ma in grado di trasmettere emozioni alla mutevole clientela. Il logo è la storia di un abito o di un accessorio, lo spirito dell'attività di un'azienda e dello stilista, cui le persone tendono a dare fiducia. Il logo è la base di una comunicazione efficace e di successo. Torna il culto dei marchi a vista, dopo decenni di «less is more». Ma se negli anni Ottanta si tendevano a ostentare capi firmati con caratteri cubitali per gridare l'appartenenza a un'élite di privilegiati - è in quegli anni che il logo acquisisce per le maison un'importanza assoluta in termini di popolarità - oggi torna l'esigenza di indossare un capo «di» per sorprendere con un senso di gioia e leggerezza. Donatella Versace ha trasformato la sfilata primavera estate 2018 in un paradisiaco tributo al fratello, che ha invogliato tutte le donne ad acquistare almeno una t-shirt in ricordo di Gianni. Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, ha riportato la doppia G della casa di moda su vestiti, gioielli, cinture e borse, che ora sono apprezzatissime. Così Valentino, Dior, Saint Laurent, Balenciaga e Moncler, per citarne alcuni.
Così come i marchi iconici dello sportswear, da Kappa a Champion, passando da Ellesse, tutti riesumati dal passato. Un'occasione unica, insomma, per cercare, nei bauli in soffitta, cinture, felpe e borse abbandonate da anni. Vestite il logo e mostratelo a tutti.Guarda chi si rivede Oggi indosso un logo
Ha perso la strafottenza degli anni '80 quando era sinonimo di ostentazione. Il marchio torna in bella mostra
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