La prima uscita pubblica del ministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, ha come destinazione Milano, Palazzo Reale, la mostra «La bellezza nella Parola», organizzata dalla Diocesi e promossa dal Comune. Lex rettore dellUniversità Cattolica sceglie per lesordio un appuntamento particolare, dedicato allarte sacra che illustra i Vangeli.
Domenica a piedi, la giornata è speciale, senza auto, con musei aperti e gratuiti. Il ministro arriva a piedi: «Oggi Milano si mostra per quello che è: una città aperta che offre la sua bellezza, che è una bellezza molto spesso riposta a tutti i cittadini». E ancora: «Una giornata in cui si vuole comunicare limportanza di sperare in maniera ragionata, in mezzo a tante difficoltà, la convinzione che non solo dobbiamo, ma possiamo farcela». Domeniche a piedi e musei più accessibili sono unidea da valorizzare: «Sicuramente potrebbe essere imitata e migliorata dagli altri».
Ornaghi risponde con ironia a chi sottolinea la sua scelta di partire proprio da Milano per la sua attività da ministro: «Un milanese, diciamo un monzese, che non parte da Milano sarebbe complicato da capire. Ci vuole unattenzione alla grande Milano e mi sembra che tutto stia portando in questa direzione».
Qualcuno chiede lumi sul futuro della Grande Brera, il ministro preferisce non rispondere prima di aver studiato i faldoni della pratica che riguardano la gigantesca opera in fieri: «Voglio approfondire prima di parlare». E i tagli alla Cultura? è possibile sperare in uninversione di marcia? Anche qui la risposta è il no comment: «Voglio approfondire prima di parlare».
Lattenzione è tutta sulla mostra, inaugurata il 4 novembre scorso dai cardinali Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi. Ad accompagnare il ministro anche lartista Mimmo Paladino, autore di molte illustrazioni del nuovo Evangelario: «Si è ridotto uno strappo secolare con la committenza religiosa».
Arrivano il sindaco, Giuliano Pisapia, lassessore alla Cultura, Stefano Boeri, lassessore allUrbanistica, Lucia De Cesaris. Occhi puntati sulla coperta del Vangelo della regina Teodelinda (con la e e non con la o della vulgata Teodolinda, ricorda il rettore ai professori che lo accompagnano nel suo tour).
Sensazioni del ministro sulla mostra? «La prima è lo stupore che cresce, il senso di meraviglia per le straordinarie opere che si ammirano, quelle più antiche e quelle più recenti. Lo stupore per la capacità di questi artisti. Per la loro intelligenza della mano, per la fede con la quale le hanno fatte, magari una fede con qualche dubbio, ma pur sempre una grande fede». A colpire è «la passione che cè in queste opere che sono rimaste nei secoli a venire, a testimonianza del cammino di un popolo e del fatto che la cultura vera è quella di un popolo e per un popolo».
La notazione finale è una specie di analisi della società: «Credo che il visitatore apprezzi soprattutto la capacità di cercare e comunicare lessenziale». E cioè «il particolare momento storico che stiamo vivendo, in cui bisogna lasciare cadere le sovrastrutture e gli orpelli e trovare le cose fondamentali anche nella cultura».
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