Camilla Golzi Saporiti
Scaffali sommersi di magliette e golf, cabine-armadio affollate di abiti, cassetti che sembrano pozzi senza fondo: dentro c'è di tutto, dalle sciarpe ai costumi da bagno, passando per cinture attorcigliate a foulard, cravatte e a chissà quale altro accessorio ormai dimenticato. Scarpiere che all'acquisto sembravano la salvezza capiente e ordinata e, invece, sono diventate puzzle stipati e confusi di tacchi e stringhe. È misterioso il fenomeno che colpisce buona parte delle nostre case. Grandi o piccole che siano, non hanno mai l'armadio giusto o lo spazio sufficiente per tutti i vestiti del guardaroba. E il fenomeno diventa pericoloso quando innesca liti di coppia, discussioni con i genitori, lotte con i coinquilini. Lui che si lamenta con lei per le dannate scarpe e borse ovunque, lei che piange per quell'armadio extralarge promesso e mai ricevuto; mamma e papà che non ne possono più di vedere camere su camere usate come depositi per gli sci e gli scarponi dei figli, ormai fuori di casa. E cosa dire al caro coinquilino che non perde occasione per conquistarsi in sordina grucce e scaffali per quelle sue 8 (mila) T-shirt e 5 (mila) jeans? Da situazioni come queste è nata l'idea di creare una sorta di armadio digitale infinito dove custodire vestiti e accessori ingombranti o che non si usano spesso, e averli indietro solo quando servono. In una parola: Cloudrobe (www.cloudrobe.it). «Più che un'idea è stata una questione di sopravvivenza», racconta, sorridendo, l'inventore e CEO della nuova piattaforma Alessandro Emmanuele. 39 anni, milanese, marito e papà di tre figlie femmine, sei anni fa si rende conto che le sue bimbe crescevano più lentamente dei loro guardaroba e che in casa lo spazio scarseggiava ogni giorno di più. Pensava di essere un caso isolato, quasi di avere una famiglia anomala o un appartamento minuscolo. E invece, chiacchierando con amici e colleghi, realizza che il problema era comune. Ci pensa finché trova in Cloudrobe la soluzione. «Come file e fotografie si possono archiviare su cloud virtuali così si può fare lo stesso con vestiti, scarpe e borse», si dice Alessandro. Che da consulente di service designer diventa anima e mente di un progetto che non ha fatto a tempo a vedere la luce per raggiungere il sold out della prima tornata di iscrizioni. Lanciato a primavera a Milano, Cloudrobe ritira a domicilio vestiti e accessori e li archivia in magazzini allestiti ad hoc, con tensostrutture adibite ad armadi e protette da materiali antitarme, antipolvere, antiumidità, anti tutto ciò che potrebbe rovinare i capi. Prima di piegare o appendere ciascun articolo, lo staff di Alessandro lo fotografa. Set, luci, scatti e l'immagine di ogni pezzo consegnato va on-line, sull'armadio cloud dell'utente, che così può tenerlo d'occhio e all'occorrenza richiederne la riconsegna all'indirizzo preferito, a casa o all'albergo delle vacanze per esempio, dove lo riceverà nel giro di 24/48 ore. «Se tutto va come deve andare», aggiunge Alessandro, «gli scatti serviranno anche per mettere in vendita i propri articoli all'interno della community di Cloudrobe». Per avere il proprio armadio cloud il prezzo base è di 4,90 euro al mese per dieci articoli, con una riconsegna gratuita.
Raggiunto il sold out a ottobre, adesso è scattata la campagna di crowfunding finalizzata a raccogliere le risorse economiche necessarie ad aumentare la capacità ricettiva, ad acquistare attrezzature e materiali, ad assumere nuovo personale e soprattutto ad aprire le iscrizioni per la stagione 2019 in tutt'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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