A guardia del metrò 2.100 nuove telecamere

I congegni hi-tech serviranno anche a scoraggiare teppisti e borseggiatori. De Corato: «Milano avrà il sistema di sorveglianza più sofisticato d’Italia»

La metropolitana sorvegliata speciale. È stata una delle ultime firme di Gabriele Albertini sindaco di Milano, una di quelle da commissario straordinario al traffico che dribblano le discussioni inutili e gli interminabili tempi della burocrazia. Un dovere, dovrebbe essere per gli amministratori, se in ballo c’è la sicurezza dei cittadini. Come nella delibera che prevede lo straordinario investimento di quasi 12 milioni di euro (11.962.760 per l’esattezza di cui circa 4 a carico di Atm che realizzerà l’impianto, il resto del Comune) negli apparati tecnologici che terranno sotto controllo le tre linee del metrò. E soprattutto le stazioni considerate più a rischio.
Ipertecnologico il progetto che prevede l’installazione di 2.100 nuove telecamere di ultima generazione in grado di registrare per sette giorni consecutivamente, ventiquattr’ore su ventiquattro. Alcune in sostituzione di quelle già esistenti, ma almeno mille nuove collocate in punti strategici. Doppia, come recita la delibera che accoglie le richieste del piano stilato da Atm (l’Azienda trasporti milanese) lo scopo dell’operazione. Un maggior controllo di esercizio («fase di safety»), ma soprattutto un potenziamento della sicurezza («fase di security»). E questo «recependo le nuove direttive in termini di sicurezza dettate dall’amministrazione». E dunque «installazione di nuove telecamere a colori nei punti sensibili delle stazioni come i varchi di ingresso e uscita, le scale fisse e mobili, gli ascensori». Lo scopo è «videoregistrare (fino al riconoscimento dei lineamenti e dei vestiti indossati) tutti i movimenti delle persone in ingresso e in uscita da ciascuna stazione e dai punti pericolosi (angoli di corridoi, rientranze)». Bersaglio evidente la microcriminalità, ma l’attenzione è ovviamente puntata sull’allarme attentati. E, infatti, parte del progetto è ispirato all’esercitazione antiterrorismo organizzata a Cadorna lo scorso 23 settembre. Come allora le stazioni considerate come «potenziali sedi di attentati terroristici» saranno dotate di Plc, Posti di controllo locale. Presidi in loco assolutamente autosufficienti che non hanno bisogno del collegamento alla centrale operativa allestita in via Monte Rosa. Da questi punti particolari possibile anche il collegamento ai security point della polizia locale, i mezzi mobili dei ghisa completamente attrezzati per ogni emergenza. Lunga la lista delle stazioni «calde»: Centrale, Lambrate, Garibaldi, Porta Venezia, Duomo, San Babila, Sesto Fs, Lampugnano, Bisceglie, San Donato, Cadorna, Rogoredo, Porta Genova, Rho Fiera, Amendola Fiera, Loreto e Gobba. Imponente anche il sistema video centralizzato di immagini, sia live sia registrate, allestito nella centrale di via Monte Rosa. Da lì sarà possibile selezionare una qualunque degli oltre 2mila occhi elettronici collocati nelle stazioni e visualizzare la relativa immagine in diretta, riprodurre una qualunque delle sequenze video registrate e memorizzate e ovviamente controllare e gestire tutti gli allarmi relativi all’intero impianto. In diretta anche il collegamento con la centrale operativa del Comune.

«È il varo dell’impianto di videosorveglianza tecnologicamente più sofisticato d’Italia - spiega Riccardo De Corato -. Vogliamo dare più sicurezza ai cittadini e assicurarli che i reati commessi in metropolitana non resteranno impuniti».

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