(...)dai passeggeri che ha messo davveroo a repentaglio la loro incolumità ma che la dice assai lunga sullo stato emotivo di coloro che sono costretti a servirsi giornalmente dei treni delle Ferrovie Nord, il principale mezzo di collegamento ad uso pubblico tra Milano, la Brianza e gran parte del sud ovest lombardo.
Sul treno in questione ieri tirava già unaria pesante. Poco prima, infatti, il convoglio aveva dovuto caricare alla Bovisa gran parte delle persone che viaggiavano sul treno della linea S1 Saronno-Milano Porta Vittoria e che, a loro volta, avevano subito un disagio: erano stati fatti scendere in quella stazione per consentire le operazioni di soccorso a un disabile che aveva accusato un malore a bordo. Un«aggravante» che, quando il treno, raggiunta la stazione di via Domodossola, ha accennato ancora a non ripartire (stavolta per un guasto alla motrice) ha indotto i passeggeri a prendere linsolita iniziativa. Che, una volta raggiunta Cadorna, si è trasformata in una vera e propria protesta pubblica, durante la quale i pendolari hanno preteso a gran voce di parlare con i vertici dellazienda che dirige le ferrovie, il gruppo Le Nord, affollandone gli uffici.
A dare notizia dellaccaduto in un comunicato è stato proprio lo stesso gruppo dirigente de LeNord che, oltre a criticare fermamente liniziativa dei passeggeri che avrebbe «generato ritardi a catena su tutte le linee del ramo Milano» ha annunciato «lapertura di uninchiesta interna per ricostruire laccaduto e verificarne le responsabilità» per prendere eventualmente gli opportuni provvedimenti.
«Io ero sul treno successivo a quello della protesta ma che dalla Bovisa porta sempre a Cadorna, partendo però tre minuti dopo e sul binario 6 (il treno della protesta doveva muoversi dalla Bovisa alle 8.27 e ieri era sul binario 4, ndr). - spiega la signora Irene P., 61 anni - Anche il nostro convoglio si è fermato inspiegabilmente per 10 minuti prima della stazione di via Domodossola. Quando siamo giunti poi nellomonima stazione (restandoci per ben 35 minuti dopo che i nostri passeggeri erano scesi e le porte si erano richiuse!) abbiamo concluso che ci fosse un guasto. Intanto, però, non potevamo non notare la gente che, dal binario 4, gridava, brontolava e, intanto, faceva la strada a piedi, camminando sui binari verso Cadorna: era una scena surreale anche perché è pericolosissimo! Io intanto mi chiedevo come avessero fatto ad aprire da soli le porte del loro convoglio: il 18 dicembre del 2006, tra quelle porte, cero rimasta incastrata io, con un braccio.
«Ieri siamo riusciti ad arrivare in Cadorna solo alle 9.25. - conclude la signora Irene - E il call center dellatrio principale era affollato di gente che gridava di voler parlare con il direttore. Non ci vuole ricevere? Ma deve riceverci! urlavano».
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