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Guerello, presidente con polemica

È Giorgio Guerello, avvocato cinquantenne, esponente dell’Ulivo in quota Margherita, il nuovo presidente del consiglio comunale di Genova. È stato eletto alla terza tornata con 36 voti; 11 sono state le schede bianche, 3 le preferenze per Giuseppe Cecconi (Forza Italia). Nelle due precedenti votazioni, che richiedevano la maggioranza dei due terzi, l’esito era stato rispettivamente 17 schede bianche, 32 per Guerello, una per Vassallo, e 15 schede bianche, 33 per Guerello, una per Vassallo e una per Cecconi. Vicepresidenti sono stati eletti Nicolò Scialfa (Rifondazione Comunista) con 31 voti e Alberto Gagliardi (Forza Italia) con 19 voti. «Interpreto l’applauso che mi è stato fatto dal consiglio non solo come un gesto di stima ma anche di amicizia - ha detto Guerello, con un pizzico di enfasi temperata dall’emozione -. C’è il clima che deve comunque regnare in consiglio comunale. Cercherò di essere presidente di tutti, perché credo che nel rispetto rigoroso delle regole ci sia l’essenza della democrazia. Farò largo uso del buon senso per stemperare le tensioni che inevitabilmente verranno a crearsi nel consiglio. Credo che quest’aula veda molta passione - ha concluso Guerello - il consiglio comunale infatti è un luogo di democrazia, il punto di riferimento per i cittadini, che sarò felice di vedere presenziare alle riunioni».
Prima dell’elezione di Guerello c’è stato un vivace scambio di battute fra maggioranza e minoranza, a proposito del riconoscimento del diritto di quest’ultima a ottenere la massima carica del consiglio comunale, per una sorta di riequilibrio dei poteri fra governo della città e opposizione. Ne ha fatto cenno Guido Grillo, Forza Italia, secondo cui sarebbe stato giusto, «vista la preponderanza di posti di potere appannaggio della maggioranza», attribuire la presidenza a un esponente del centrodestra. Una tesi immediatamente smorzata da Antonio Bruno, capogruppo di Rifondazione comunista, che dichiarava apertamente di sostenere la candidatura Guerello, ma soprattutto da Bruno Delpino (Partito dei comunisti italiani), secondo cui «doveva essere la minoranza ad adeguarsi: siete voi - insisteva Delpino - a dover votare Guerello, come espressione di un consenso unanime che va al di là della collocazione di schieramento».


A quel punto, nell’imbarazzo generale su chi dovesse rispondere comunque alla richiesta di Grillo, il presidente pro tempore Giovanni Vassallo ha chiuso la discussione e avviato le procedure per l’elezione del presidente. Il tempo di esaurire le due votazioni che richiedevano la maggioranza qualificata, e Guerello ha potuto prendere in mano seggio, microfono e incarico agognato.

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