Una guerra che dura da vent’anni

La guerra delle vongole nell’alto Adriatico dura da più di un ventennio. Un tempo lo scontro era delle tra chioggiotti e pescatori del Delta del Po: nel 1991 a Pila (Rovigo) un chioggiotto fu ucciso a fucilate e tre suoi compagni furono feriti per aver invaso le acque polesane. Poi venne la guerra tra Chioggia e Pellestrina: nel 1998 un pescatore di Chioggia morì in uno scontro con una imbarcazione di pellestrinotti, durante una battuta di pesca. Il giorno del suo funerale, da Chioggia, partì una spedizione punitiva verso una flotta di pescherecci di Pellestrina. Già, perché tra chioggiotti e pellestrinotti è anche e soprattutto una guerra di flotte: Chioggia mette in acqua agili e veloci barchini, Pellestrina risponde con più grandi pescherecci. E poi c’è Burano, che non vuole certo mancare a questa spartizione. Tanti, troppi i capitoli di quella che è conosciuta come la «guerra delle vongole» che insanguina Chioggia e il resto della costa veneta dell’Adriatico. In quella zona, le famiglie vivono per gran parte di pesca.

Ma che da alcuni anni, causa le restrizioni ambientali e i controlli più intensi per impedire la pesca dei molluschi in acque inquinate, ha scatenato una concorrenza senza limiti tra i «vongolari» della laguna. I blitz notturni della Guardia di finanza, per bloccare i pescatori abusivi che si spingono fin nelle acque di Porto Marghera dove le vongole sono tossiche, ma vengono raccolte ugualmente e messe in vendita.

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