Guerra alla criminalità, in città arrivano 100 pattuglie dell’esercito

Dal primo agosto militari controlleranno Duomo, metro e stazioni. Massima attenzione anche ai centri islamici

Guerra alla criminalità, in città 
arrivano 100 pattuglie dell’esercito

Anche l’esercito a vigilare su Milano. Cento nuove pattuglie per un totale di almeno trecento uomini, a cui parteciperanno anche uomini di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Ad annunciarlo il ministro della Difesa Ignazio La Russa che ieri mattina ha incontrato il sindaco Letizia Moratti per mettere a punto le nuove iniziative sulla sicurezza. «Si parte dal primo agosto, giorno in cui entrerà in vigore il “pacchetto sicurezza” varato dal governo - spiega il ministro per la prima volta a Palazzo Marino nella sua nuova veste - Con Milano che è stata messa in cima alla lista delle città in cui si sperimenterà questa forma di maggiore presenza dello Stato per dare più sicurezza ai cittadini». Cento pattuglie, dunque, da tre uomini l’una, formate anche da un centinaio di soldati delle forze armate che affiancheranno gli uomini delle forze dell’ordine e consentiranno anche di liberare così personale da utilizzare nella lotta alla criminalità. La decisione dei compiti da svolgere, si fa un po’ da parte La Russa, spetta al spetta al ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Con il quale, al contrario di quanto succedeva con il governo Prodi, non solo non ci guardiamo in cagnesco, ma anzi collaboriamo in perfetta intesa». Per ora si capisce che a Milano i militari saranno impegnati nella sorveglianza dei siti sensibili come il Duomo o le principali chiese, la metropolitana, le stazioni. Ma saranno anche utilizzati nel pattugliamento delle strade del centro o nelle periferie e nei quartieri particolarmente a rischio criminalità. Assolutamente positivo il giudizio della Moratti che oggi sarà a Roma per incontrare il ministro Maroni. «Importante la visita di La Russa - assicura il sindaco - perché Milano aveva da subito dato un segnale positivo rispetto all’utilizzo di militari. Uomini che hanno un’esperienza molto significativa perché tornano da missioni di pace e quindi sanno come rapportarsi con il territorio. Milano aveva dichiarato di essere lieta di questa disponibilità, del nuovo contingente che si aggiunge alle forze dell’ordine e alle pattuglie speciali che abbiamo messo a disposizione nelle aree più critiche». Parlando dei soldati italiani impegnati all’estero, La Russa spiega che «tutti i giorni fanno qualcosa di concreto per la pace. Non fanno girotondi, né i cortei di chi chiede, legittimamente, la fine delle guerre. Ma operano sul campo e hanno bisogno di conforto e di appoggio. Loro servono per garantire un miglior controllo del territorio e alla gente interessa ben poco che a occuparsene siano carabinieri, agenti di polizia o l’esercito. L’importante è che tutti si sentano protetti». Pronta anche la risposta del ministro sullo spostamento della moschea di viale Jenner. «La situazione non può rimanere così com’è. E non bastano le battute di Penati sulle multe da dare a chi prega per risolvere la situazione, mica si possono fare contravvenzioni a 5mila persona contemporaneamente.

Il problema non è certo la libertà di culto, che non viene messa in discussione, ma la vivibilità della zona. Bisogna trovare un altro posto, in particolare per la preghiera del venerdì». E il Comune? «Non deve costruire nessuna moschea, come del resto non costruisce chiese cattoliche».

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